La campagna nuova frontiera del welfare: Coldiretti chiede la modifica della legge sull’agricoltura sociale

La campagna nuova frontiera del welfare: Coldiretti chiede la modifica della legge sull’agricoltura sociale

A 10 anni dall’entrata in vigore della legge regionale sull’Agricoltura Sociale Coldiretti chiede un restyling della normativa che ha riconosciuto di fatto al mondo agricolo, attraverso le fattorie sociali, un ruolo di integrazione dell’offerta sociosanitaria sul fronte dell’inclusione di persone con fragilità. 

Intervista all’assessore regionale alla sanità Manuela Lanzarin – video: Rossana Santolin

La proposta di aggiornamento alla legge è stata al centro del forum intergenerazionale svoltosi stamani a Sant’Artemio alla presenza dei giovani, delle donne e dei senior di Coldiretti Veneto, dell’assessore regionale alla Sanità Manuela Lanzarin e dell’assessore regionale alla Cultura e al Territorio Cristiano Corazzari

Intervista all’assessore alla cultura e al territorio Cristiano Corazzari

La valorizzazione della collaborazione con il terzo settore e maggiori regole per l’iscrizione al registro delle fattorie sociali (che ora avviene su base volontaria) fra le richieste di integrazione della legge avanzate da Coldiretti ai rappresentanti della Regione e illustrate nel dettaglio da Alberto Bertin dell’Area legislativa dell’associazione. 

La legge regionale del 28 giugno 2013 fu la prima in Italia relativa al tema dell’agricoltura sociale a cui seguì l’emanazione della legge nazionale appena due anni più tardi. La norma contribuì ad allargare l’orizzonte del lavoro agricolo conferendo all’agricoltore una funzione sociale quale attore in prima linea di una rete di servizi sociosanitari accanto a Regione, Comuni, sistema sanitario, giudiziario e terzo settore: la campagna si erge così a tutti gli effetti a nuova frontiera del welfare

Manuela Lanzarin

Le fattorie sociali hanno fra le loro prerogative la promozione dell’inserimento socio-lavorativo di persone svantaggiate – disabili, pazienti psichiatrici, soggetti autistici, persone affette da dipendenze ma anche ex detenuti in collaborazione con istituti penitenziari per citarne alcuni – e la creazione di percorsi di riabilitazione che fanno leva sui benefici comprovati che derivano da un contatto stretto con la terra. Ma non solo, il testo di legge del 2013 evidenzia anche il ruolo educativo ed assistenziale delle aziende agricole sociali, basti pensare alla realtà degli agriasili e agrinidi. 

Nel 2020 la Regione avviò un tavolo di lavoro per migliorare la normativa regionale, ispirandosi a quella nazionale emanata successivamente, poi interrotto a causa della pandemia. Ora si tratta solo di riaprire il dialogo fra Coldiretti e l’ente. 

L’intervento di Cristiano Corazzari

“Nel 2013 il Veneto agì da apripista tanto che oggi le fattorie sociali si stanno affermano a tutti gli effetti come un tassello importante della rete di servizi sociali, di assistenza e di presa in carico delle persone più deboli – ha commentato Lanzarin – Guardando ai numeri, sono 36le fattorie sociali in tutto il Veneto. Il fenomeno si è diffuso a macchia di leopardo ma la volontà di portarla il tutto il territorio regionale è forte.  Inoltre – prosegue l’assessore – si va a rinsaldare il legame fra sistema sanitario e mondo agricolo nell’ottica di fare prevenzione”. 

“L’agrisociale è una valvola di sfogo fondamentale per le amministrazioni locali che hanno tanti problemi ma sempre meno mezzi a disposizione” ha commentato in apertura il consigliere provinciale Claudio Sartor

“Il numero di perone che hanno bisogno di aiuto aumenta – ha rimarcato il presidente di Coldiretti Treviso Giorgio Polegato – Sono oltre 50 mila le persone che frequentato le nostre fattorie didattiche e che qui vi trovano assistenza e aiuto, il tutto grazie ad una legge regionale lungimirante”. 

“Nel 2050 il Veneto conterà un milione di abitanti in meno, secondo recenti stime demografiche – ha detto in conclusione il presidente di Coldiretti Veneto Carlo Salvan – L’agricoltura giocherà un ruolo strategico nel contrasto dell’impoverimento sociale, presidiando i territori più delicati ed i Comuni più piccoli, dando una speranza, risorse e terreni ai giovani che vogliono sviluppare la propria azienda, stabilire la propria famiglia e contrastare così anche la denatalità; inserendo, formando e coinvolgendo, anche con gli istituti scolastici, quei tantissimi lavoratori stranieri che in Veneto potranno continuare a trovare un nuovo posto in cui vivere ed avere una prospettiva. Il pragmatismo è fondamentale. Per preservare l’agricoltura ed evitare che un laboratorio si sostituisca alla sapienza di chi lavora la materia prima agricola, favorendo il cibo sintetico ed omologato, è indispensabile il rapporto con le istituzioni e con la politica – ha ribadito Salvan –  politica che nei prossimi mesi dovrà definire le candidature per il rinnovo di enti locali e per l’Europarlamento. In Europa si giocano partite importantissime per il settore agricolo e non solo. C’è bisogno di un’Unione Europea che conduca al futuro, anche con le migliori risorse italiane”.

La mattinata a Sant’Artemio è terminata con le testimonianze relative a tre casi studio del circuito delle fattorie sociali, espressione di aziende e cooperative agricole che praticano l’accoglienza per persone fragili.

“I servizi alla collettività, la cura e il benessere verso il prossimo rispondono alle esigenze della società – hanno sottolineato i promotori dell’evento Marino Bianchi presidente di Federpensionati, Valentina Galesso responsabile delle Donne Coldiretti e Marco De Zotti delegato di Giovani Impresa -: valorizzare queste realtà è strategico anche per il sistema socio sanitario regionale”. 

(Foto e video: Qdpnews.it ©️ riproduzione riservata).
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