Colleghi che aiutano colleghi, in particolare mamme in difficoltà, “donando” parte delle proprie ferie a chi deve assistere il figlio malato. Il progetto “Ferie solidali” dell’Ulss 2 è stato identificato, nell’ambito dell’iniziativa “Best Practice” di Fondazione Onda, come uno dei migliori attivati dalle aziende nell’ambito della promozione della salute.
L’Ulss 2 ha aderito al concorso, rivolto al gruppo di aziende del circuito “Health Friendly Company”, nella categoria “Come portare benessere in azienda attraverso la capacità di prendersi cura gli uni degli altri” e Fondazione Onda ha giudicato il progetto “La solidarietà nel luogo di lavoro: ferie solidali” tra i migliori pervenuti premiandolo con una menzione speciale.
“L’iniziativa – spiega il direttore dell’unità operativa Gestione Risorse Umane, dottor Filippo Spampinato – prevede la possibilità per i dipendenti di cedere, su base volontaria e a titolo gratuito, fino a 8 giorni l’anno di ferie/riposi per festività soppresse a colleghi che hanno la necessità di prestare assistenza a figli minori che necessitano di cure costanti per particolari condizioni di salute. Complessivamente, nel biennio 2021-2022, grazie alle ferie donate dai colleghi del comparto sanità (infermieri, amministrativi, oss…) una decina di mamme ha potuto garantire una migliore assistenza ai propri figli affetti da gravi patologie, fruendo complessivamente di 642 giorni di ferie solidali”.
“Oltre a rappresentare un importante strumento di solidarietà tra colleghi – sottolinea il direttore generale, Francesco Benazzi – le “Ferie solidali” favoriscono il benessere organizzativo aziendale, intervenendo sulla conciliazione tra vita privata e lavoro dei dipendenti. I dipendenti sono la nostra risorsa più preziosa e il loro “star bene”, anche a livello familiare, per noi è un valore aggiunto sul piano umano, oltre che un obiettivo strategico”.
“Improvvisamente mi sono ritrovata a dover gestire un dolore e una malattia, da sanitaria – questa la testimonianza di una delle mamme che ha beneficiato del “dono” dei colleghi per assistere il figlio malato -. La presenza autentica delle persone che appartengono e compongono la mia azienda mi ha permesso di vivere e gestire momenti difficili per trasformali in opportunità. Posso dire che tutte le persone che si sono adoperate, indistintamente dai ruoli di appartenenza, hanno avuto amore, consapevolezza e senso dell’aiuto.
La mia azienda ha avuto un ruolo autentico, perché le persone che la compongono sono e sono state persone che credono nell’aiuto e nell’accettazione e soprattutto nel tempo: la mia azienda mi ha donato tempo, attimi preziosi e ricchi di insegnamento. Il ricordo del dolore rimane come una cicatrice ma la bellezza dell’esserci, dell’esserci stata, è una consapevolezza vera e io ho vissuto tutto grazie ai miei colleghi e al loro tempo”.
(Foto: Ulss 2 Marca trevigiana).
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