Con il dilagare dell’utilizzo dei social network molto spesso – soprattutto i giovani – si informano su piattaforme digitali dove chiunque può dare consigli e opinioni creando dei veri e propri “falsi miti“. Questo fenomeno interessa anche il comparto dell’alimentazione e il problema è stato affrontato nel corso del convegno “dal grano al pane” che, per iniziativa di Molino Rachello, ha sancito a Venezia e Treviso una rinnovata collaborazione fra i mondi di sanità, università, impresa e ricerca.
“L’informazione deve basarsi sull’onestà intellettuale che spesso nei social manca – afferma Gabriele Rachello, direttore generale dell’omonima azienda molitoria – il nostro obbiettivo è quello di raccontare le cose come sono e di smentire la disinformazione dei social dove troviamo molto spesso delle persone che sconsigliano l’utilizzo del glutine che, essendo alla base della dieta mediterranea, dovrebbe essere considerato in maniera diversa”.
Le disinformazioni riguardanti farine, glutine e lievito, presenti sul web rappresentano ormai un problema serio e diffuso: le false informazioni vengono rilanciate non solo da fonti anonime, ma anche da “influencer” e, in alcuni casi, si assiste alla promozione di diete o regimi alimentari basati su credenze non supportate dalla scienza, mettendo a rischio la salute della popolazione.
Di alcune false affermazioni sul glutine ha parlato il dietista clinico, Maurizio Fadda, docente all’Università di Torino sottolineando come queste “possono
indurre a restrizioni alimentari non necessarie, con conseguenti carenze nutrizionali. Le informazioni sbagliate sull’utilizzo di lievito e farine possono comportare scelte dietetiche non equilibrate o comportamenti alimentari disfunzionali”.
“I carboidrati sono uno dei tre principali macronutrienti essenziali per
il nostro organismo, insieme alle proteine e ai grassi – continua Fedda – un consumo equilibrato di carboidrati è cruciale per una dieta sana e bilanciata visto che forniscono non solo energia, ma anche importanti sostanze nutrienti come vitamine, minerali e fibre e vanno preferite a fonti di carboidrati complessi, come cereali integrali, legumi e verdure.
“Quindi – conclude Fadda – per coloro che non sono affetti da celiachia, non è necessario evitare il glutine e farlo potrebbe comportare carenze nutrizionali.”
Il marketing “disinformante” è stato oggetto di studi da parte dell’Agrifood Management and Innovation Lab dell’Università Ca’ Foscari di Venezia che segnala come solo il 13% della popolazione segua la dieta mediterranea, ma soprattutto viga una diffusa, mancata conoscenza del significato e dei valori del cibo: un analfabetismo alimentare, che si limita al conteggio delle calorie e, forse, alla lettura degli ingredienti.
“Attraverso il nostro osservatorio ogni anno cerchiamo di monitorare quale è il comportamento delle aziende agroalimentari – spiega la professoressa di Ca’ Foscari Francesca Checchinato – per capire la loro comunicazione online. Abbiamo scoperto che con il passare del tempo la loro presenza nel mondo digitale è sempre maggiore e questo comporta l’aumento della loro responsabilità per un corretto uso dei prodotti alimentari da parte della popolazione”.
La ricerca ha evidenziato come è fondamentale anche la conoscenza pregressa della popolazione: se una persona ha nel proprio bagaglio informazione errate continuerà a cercare questo genere di informazioni. “Per questo le istituzioni e imprese hanno la forte responsabilità di trasmettere informazioni corrette” conclude Checchinato.
In Italia si coltivano 600 mila ettari a frumento tenero, pari a 3milioni di tonnellate di grano, cioè il 40% del fabbisogno del paese, pane e cereali rappresentano il 16% della spesa alimentare di un nucleo familiare.
“Il grano, che rappresenta il 20% delle calorie e proteine consumate al mondo – precisa Luigi Cattivelli, direttore del Centro Ricerca e Genomica del Crea nonché autore del libro “Pane nostro” – è una pianta in continua autoevoluzione per adattarsi alle diverse condizioni climatiche, altrimenti non potrebbe essere coltivato sia in Kenia che in Norvegia”.
Della storia del pane ha parlato il docente dell’Università di Padova Danilo Gasparini (nella foto di copertina): “consumiamo circa cento grammi di pane a persona ogni giorno, ai tempi dell’unità d’Italia oltre un chilo. È una storia lunga 20 mila anni che parte da quando l’uomo è riuscito ad ammaestrare queste piante ricavandone il pane: ancora oggi il 60% del nostro apporto di nutrienti è dato dai cereali”.
Alla giornata contro la disinformazione alimentare hanno portato il loro contributo anche Christine Mauracher, docente Università Ca’ Foscari Venezia, Massimo Gorghetto presidente Unione Regionale Veneto Panificatori, Giuseppina Girlando direttrice Servizio Igiene Alimenti e Nutrizione ULSS2 Pierpaolo Caldart responsabile area economica Coldiretti Treviso e Stefano Guerrini direttore Consorzio Maiscoltori e Cerealicoltori del Piave.
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