In questi giorni anche gli esponenti veneti e trevigiani del Partito Democratico hanno voluto commentare la notizia della riconferma di Sergio Mattarella nel ruolo di Presidente della Repubblica.
“Gli italiani possono tirare un gran sospiro di sollievo – afferma Giovanni Zorzi, segretario provinciale del Pd -: la nostra Repubblica resta in ottime mani. I grandi elettori, con la seconda più ampia maggioranza di sempre, hanno rieletto una personalità di altissimo profilo che ha dato prova di esercitare al meglio le sue prerogative di garante dell’ordine costituzionale. Sergio Mattarella si è dimostrato anche molto attento alle istanze dei territori della provincia di Treviso”.
Zorzi ha voluto ricordare l’affetto manifestato al Presidente da tutti gli amministratori locali nella sua visita a Vittorio Veneto di ormai tre anni fa, così come la sua toccante telefonata di vicinanza alla famiglia del giovane Mattia Battistetti, morto sul lavoro alla vigilia del primo maggio di un anno fa.
“In tutta questa vicenda – continua -, complicata dalla profonda instabilità parlamentare determinata dalle elezioni del 2018, il Pd si è dimostrato saldo e unito. Adesso credo che il modo migliore di ringraziare Mattarella per la sua disponibilità sia quello di lavorare con serietà per dare al Paese un’azione di governo efficace e decisiva sul fronte della lotta alla pandemia, di contrasto al caro-vita e di realizzazione dei progetti del Pnrr con cui trasformare l’Italia in un Paese più giusto e sostenibile”.
“Se la destra vuole coprire gli errori dell’ultima settimana e le proprie tensioni interne inscenando una campagna elettorale anticipata di un anno – conclude -, credo che dovrà fare i conti con la pressante richiesta di responsabilità che viene dai cittadini nei confronti della politica”.
Per Roger De Menech, deputato bellunese del Pd, alle condizioni date la scelta di Mattarella era inevitabile.
“Di certo era l’unica rimasta dopo i tentativi muscolari della destra di eleggere un presidente di parte – spiega De Menech – A questa abbiamo preferito convergere tutti su una figura che ha saputo esercitare il suo ruolo in maniera straordinaria, che ha gestito fasi politiche delicatissime e molto apprezzato dai cittadini. Tutti sapevamo da sempre che non c’erano forze in grado di eleggere in autonomia il Presidente ed è un bene così, perché la carica rappresenta tutti gli italiani”.
“Non è un caso che al Colle siano sempre andate figure di primo piano della politica, ma mai leader di partito – aggiunge – Anche in questa occasione il Pd si è dimostrato centrale e coeso in un frangente, pandemia e crisi economica in primis, che richiedeva di premiare e di ricercare la stabilità istituzionale, più che le velleità personali. Il Parlamento si è ripreso la sua centralità. Quello che è emerso con il cosiddetto ‘movimento dal basso’, indica la capacità dei parlamentari di far uscire il Paese dallo stallo in cui lo hanno portato alcuni leader di partito con delle forzature inopportune e considerando l’agenda dei media prevalente rispetto a quella della politica e del Paese”.
“In questo quadro – conclude -, in cui il progetto di rottura del perimetro della maggioranza di governo è fallito, il governo avrà nuovo impulso, così come ne esce rafforzato il presidente del Consiglio Mario Draghi e la sua capacità di esercitare la leadership e l’esecutività. Certo, come ha detto chiaramente il segretario Letta, questa elezione è indice di un sistema bloccato e quindi dovremo lavorare nei prossimi mesi per risolvere questo nodo”.
Giovedì 3 febbraio, al termine della cerimonia di giuramento del Presidente della Repubblica che si terrà alle ore 15.30 nell’Aula di Montecitorio, e della successiva deposizione di una corona al Milite Ignoto, alle ore 17 circa a Palazzo del Quirinale, nel Salone dei Corazzieri, si terrà la cerimonia di insediamento del riconfermato capo dello Stato.
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