Chi conosce Lando Arbizzani lo descrive come “un tipo che non sta mai fermo”, una definizione azzeccata considerato che l’hobby principale dell’84enne trevigiano è sorvolare le Dolomiti in areoplano.
Ma non solo, Lando ha unito la sua passione per il volo a quella per la fotografia e nel suo repertorio conta migliaia di scatti e cinque mostre fotografiche, di cui l’ultima si è svolta a Palazzo dei Trecento a Treviso.
Nativo di Sesto al Reghena ma trevigiano d’adozione, il “nonno pilota” ha lavorato una vita alla Montedison a Porto Marghera, dapprima come operaio e poi come dirigente, guadagnandosi, a carriera conclusa, una stella al merito da parte del Presidente della Repubblica.
Il sogno di volare? Lando lo coltiva fin da bambino, dai tempi in cui fantasticava di fronte alla foto dello zio militare. “Lo zio Luigi era un pilota dell’esercito – racconta – Fu comandante di squadriglia al 51° Stormo di Treviso e venne decorato con la medaglia d’oro al valore come eroe nella Seconda Guerra Mondiale. Ricordo che mi soffermavo davanti al suo sguardo fiero nella foto e iniziavo a fantasticare sulle sue avventure in volo”.
Al di là delle testimonianze dello zio, Lando Arbizzani le bombe le ha viste cadere con i propri occhi, degli occhi di fanciullo capaci di cogliere la bellezza anche nel bel mezzo della devastazione.
“Era il ’44 e le bombe piovevano dal cielo tra fischi e rombi assordanti. Ricordo il fuggi fuggi generale e la corsa per trovare un rifugio. Da una finestrella assistetti ad una battaglia aerea che catturò la mia immaginazione. Rimasi letteralmente ipnotizzato da quelle pagliuzze argentate che si incrociavano nel cielo. Un aereo cadde ad appena 300 metri da casa e il pilota si salvò in extremis gettandosi con il paracadute. Allora i paracadute erano fatti di seta, tanto che le donne del paese se ne appropriarono per farne vestiti”.
La leva militare fu la prima opportunità per Lando di approcciarsi al volo. “Prestai servizio a Villafranca di Verona come aviere – racconta – Avevo mansioni d’ufficio ma almeno ero sempre circondato dagli aerei”.
A riprova del fatto che non ci siano limiti di età per coltivare le proprie passioni, il brevetto di volo Lando l’ha preso a 71 anni.
“Accompagnai mio nipote ad una manifestazione ed ebbi l’occasione di osservare da vicino il volo leggero e silenzioso dell’aliante. Mi decisi che non era troppo tardi per ‘tornare a scuola’ e appena un anno dopo ottenni il mio primo brevetto”. Il primo perché a quello per l’aliante si sono aggiunti il brevetto per l’aereo a motore e quello per l’autogiro“.
“Anche il percorso teorico è interessante – racconta – le materie spaziano dall’aerodinamica alla meteorologia fino al diritto. Ai corsi sono sempre il più anziano, ma non mi scoraggio, anzi. Ma lei non poteva pensarci prima? Mi ha chiesto una volta il commissario d’esame”. Superati tutti gli esami e attestata la salute di ferro del pilota, a 71 Lando ha spiccato il volo e da lì non si è più fermato.
“Quando sei lassù hai la sensazione di essere in un altro pianeta: danzi con le nubi e le cime delle Dolomiti che nel mio caso sono la zona di volo prediletta. In questi anni le ho osservate dall’alto in lungo e in largo in tutta la loro bellezza inafferrabile: il Pelmo, il Lagazuoi, le Cinque Torri, la Marmolada e ancora il cristallo e il Nuvolau. Vedere il sole tramontare sulle cime ti toglie il fiato”.
Lassù Lando Arbizzani ha imparato a guardare al mondo, e alla vita, letteralmente da un’altra prospettiva. Anche la vecchiaia ha assunto un significato molto diverso rispetto a quello comune. “A 84 anni ho capito che invecchiare è un po’ come volare: man mano che sali di quota l’orizzonte si allarga, e ti ricorda che ci sono ancora nuove cose da scoprire e nuovi paesaggi da ammirare”.
(Foto: Lando Arbizzani).
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