Presidio sindacale davanti alla cava dove è morto Andrei: “Nessuna risposta alla richiesta di incontrare i vertici aziendali. Avanti finché non avremo risposte”

A tre giorni dall’infortunio mortale in cui Andrei Perepujnìi ha perso la vita mentre lavorava nella cava alle Bandie di Spresiano del gruppo Mosole (qui l’articolo) le sigle sindacali Fillea, Cgil, Filca Cisl e Feneal Uil non hanno ricevuto ancora risposta alla loro richiesta di incontrare i vertici aziendali.

Per questo motivo dalle 9.30 di oggi, venerdì, di fronte ai cancelli della cava (posta sotto sequestro da parte dei Carabinieri) è presente un presidio sindacale che a detta di Veronica Gallina di Fillea Cgil “proseguirà fino a che non ci verranno date risposte”.

“Stiamo facendo questo presidio davanti all’azienda – continua – perché all’indomani del tragico incidente mortale vogliamo portare la nostra solidarietà ai lavoratori, e dopo aver chiesto un incontro all’azienda non abbiamo ricevuto risposte”.

La richiesta della Cgil è anche quella di sapere che cosa ha fatto l’azienda negli anni per la sicurezza dei lavoratori, degli impianti e la formazione perché questi incidenti non avvengano. “Siamo certi che qualcosa in merito sia stato fatto – conclude – ma con un infortunio di questo tipo andrebbero prese iniziative ulteriori per garantire la sicurezza dei lavoratori”.

“Chiediamo di essere ricevuti dall’azienda perché ci vengano fornite delle indicazioni su quello che è successo – spiega il segretario generale della Filca Cisl Belluno Treviso Marco Potente (nel video) -; al momento non abbiamo ricevuto nessuna convocazione. Ci dispiace perché all’interno di questa unità operativa non c’era soltanto quel lavoratore, ma anche altri che meritano di essere rassicurati sulla sicurezza di questo luogo”.

Secondo Potente, la crisi dell’edilizia degli anni scorsi aveva fatto chiudere diverse realtà inerenti al settore e molti lavoratori licenziati: “Negli ultimi due anni, da quando sono stati inseriti gli incentivi che hanno fatto rinascere questo settore, molte di queste realtà sono state riaperte. Il problema è che gli standard di sicurezza di queste realtà non sono all’altezza degli anni in cui stiamo vivendo”.

“Vogliamo capire la dinamica dell’incidente – interviene Angelo Pandolfo di Feneal Uil Veneto – noi vogliano essere messi al corrente, perché situazioni del genere non devono essere prese sottogamba. Sappiamo che il ragazzo è morto in situazioni non comprensibili in quanto – da quel che sembra – si trovava da solo sul posto di lavoro, e questo non dovrebbe mai accadere”.

Già nei giorni scorsi, le Rsu Fim, Fiom e Uilm dello stabilimento Electrolux di Susegana hanno realizzato un manifesto per sensibilizzare i lavoratori sulle morti sul lavoro, che è stato esposto nelle bacheche sindacali.

“Sì all’introduzione del reato di omicidio sul lavoro – si legge nel manifesto -. Andrei è solo l’ultimo di una strage infinita di operai non tornati a casa dai loro cari. La Regione Veneto è al secondo posto per omicidi sul lavoro in rapporto al numero di occupati. Fa peggio solo la Lombardia. Per troppi padroni vale più lo sfruttamento per il profitto che la vita di chi lavora. Basta precarietà! Basta stragi!”.

(Ha collaborato Andrea Berton. Foto: Qdpnews.it © riproduzione riservata).
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