Segnali di rallentamento per l’export della Marca trevigiana. Nel 2023 si è registrato un calo dell’1,4% rispetto al 2022, attestando le esportazioni a 15 miliardi 668 milioni di euro. Treviso ha fatto peggio della media del Veneto, che ha visto una riduzione dell’export dello 0,7%.
A incidere negativamente sono soprattutto i mercati dell’Unione europea post Brexit, dove il “made in Treviso” è sceso dell’1,5%, con 9 miliardi 839 milioni di fatturato esportato, performance peggiore rispetto alla media veneta, che ha visto un incremento marginale dello 0,1%. Appena meglio nel resto del mondo, dove la variazione rispetto al 2022 è stata del meno 1,2%, con 6 miliardi 129 milioni di euro, comunque migliore della media veneta, attestata a meno 1,7%.
“Alla fine, il segno meno è arrivato – commenta Oscar Bernardi, presidente Confartigianato Imprese Marca Trevigiana -. Un dato largamente atteso e che è un campanello d’allarme. Ci conforta comunque che l’export di settori a elevata concentrazione di MPI, che rappresentano il 42,2% delle esportazioni manifatturiere “made in Veneto”, sia andato meglio, con una variazione pari a più 0,2%. Questo ci conferma la valenza delle filiere del valore, per le quali le nostre imprese artigiane sono un pilastro insostituibile e determinante”.
Analizzando i dati elaborati dal centro studi Confartigianato sull’export dei settori a più alta concentrazione di MPI, emerge che a trainare le esportazioni sono il settore alimentare, con un più 8,2% rispetto al 2022 e i prodotti delle aziende manifatturiere, con un più 4,4%. I due settori valgono da soli il 41,6% del totale delle MPI. Con il segno più anche gli articoli di abbigliamento, che rappresentano il 51,8% delle MPI di quel settore e che hanno esportato l’1,1% in più. Un vero e proprio boom è stato registrato dal settore della stampa e della riproduzione di supporti registrati, con un balzo in positivo del 34,7%, ma su una fetta di mercato modesta.
In profondo rosso il legno, gli articoli in paglia e intrecciati, che hanno visto contrarre l’export del 9,5%, seguiti dai prodotti tessili (- 6,1%), gli articoli in pelle (- 5,8%), i mobili (- 5,7%) e i prodotti in metallo (- 1,7%).
“Guardando in prospettiva, la penisola balcanica è un’area di particolare interesse economico per le MPI – sottolinea Oscar Bernardi -. L’ingresso della Croazia nell’area Schengen e nell’Euro è una notizia positiva, che fa da contraltare alle preoccupazioni per la forte tensione politico militare tra Kosovo e Serbia. Confartigianato collaborerà con Governo e Regione Veneto affinché la strada dei Balcani si apra ancora di più. La concessione dello status di Paese candidato UE alla Bosnia ed Erzegovina in dicembre è stata un segnale concreto a sostegno della sua prospettiva europea. Come importante sarebbe che si avvicinasse anche la Serbia, Paese chiave per la stabilità dell’area. A fronte di queste prospettive positive, non possiamo nascondere la preoccupazione per il conflitto israelo-palestinese che destabilizza un’area verso la quale le nostre imprese sono particolarmente esposte”.
(Foto: archivio Qdpnews.it)
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