Reddito di Cittadinanza, l’allarme di Conte: “A gennaio rischia di saltare il sistema”

“Il personale dei Comuni è oberato: dal 1° gennaio rischia di saltare il sistema”. È un grido d’allarme quello lanciato dal sindaco di Treviso Mario Conte, e presidente Anci Veneto, preoccupato per le modalità dettate dal governo sull’abrogazione del reddito di cittadinanza

Ad agosto i soggetti ritenuti d’ora in poi “occupabili” percepiranno l’ultima rata – la norma infatti per queste persone prevede un massimo di sette rate nel 2023 –. Dal 1° settembre chi presenterà un Isee inferiore ai 6mila euro annui potrà fare richiesta dei 350 euro mensili (per un massimo di 12 mesi) per il cosiddetto “Supporto per la formazione e lavoro”.

I nuclei famigliari in cui sono presenti soggetti fragili, o in carico ai servizi sociali, e dunque “non attendibili al lavoro” secondo le nuove linee del governo, dal 1° gennaio non percepiranno più il RdC ma dovranno fare domanda per l’Assegno di inclusione

Conte: “Si rischia la paralisi” 

A gestire le pratiche saranno l’Inps (erogatore dell’assegno) e i Comuni, un compito che per il presidente Anci andrà a gravare ulteriormente sulle amministrazioni locali e i servizi sociali, già in carenza di personale e di risorse economiche.

“Ad oggi non abbiamo le risorse per garantire un servizio che per i cittadini è essenziale – ha affermato Conte ieri a margine della presentazione dell’indagine sul welfare locale nella sede del Centro della Famiglia a Treviso -. I Comuni sono stremati e sono reduci da un periodo pandemico che ha messo a dura prova le nostre comunità. Siamo sempre presenti in prima linea, ma con questo ulteriore aggravio burocratico si rischia la paralisi. Condivido gli obiettivi politici del governo sul reddito di cittadinanza, ma faccio un appello affinché vengano riviste le modalità, o che almeno ci consentano di incrementare il personale e di avere un’adeguata copertura finanziaria per sostenere la rete sociale e gli assistenti sociali, altrimenti non ce la facciamo”.

Per Mario Conte le politiche a sostegno delle fasce più fragili della popolazione vanno poste al centro di un nuovo modello sociale, vicino ai giovani, agli anziani e alle famiglie, tanto più in un momento storico segnato da un drammatico calo demografico. “Serve un cambio di rotta – conclude il primo cittadino – le nostre comunità sono cambiate, non possiamo più applicare politiche ormai obsolete che risalgono a dieci, quindici anni fa”.

In Veneto 35 mila percettori di reddito 

Come spiegato da Filippo Pagano, direttore di Inps Veneto, nel primo semestre di quest’anno, a livello regionale, circa 35 mila nuclei familiari hanno percepito il reddito di cittadinanza. Fra questi, 2141 hanno ricevuto l’sms dell’Istituto che da agosto determinerà la sospensione del sussidio poiché ritenuti occupabili. 

“I Comuni rischiano la paralisi? È un tema delicato  – spiega Pagano –. Il reddito di cittadinanza era una misura unica, che doveva servire, almeno nelle intenzioni del legislatore, a dare assistenza ma anche risposte sotto l’aspetto occupazionale. D’ora in poi le due misure saranno disgiunte: dal 1° gennaio partirà l’assegno di inclusione ed è chiaro che i servizi sociali avranno un carico di lavoro aggiuntivo. Sulla capacità di assorbimento non mi pronuncio, l’aspetto importante però è che i cittadini non vengano lasciati nell’incertezza“.

A preoccupare sono le emergenze, nel caso, ad esempio, qualche avente diritto non dovesse vedersi accreditare l’importo. “Queste persone tenderanno a bussare alle porte dei soggetti che in qualche modo conosce, quindi agli sportelli dell’Inps o ai servizi sociali” conclude il direttore.

(Foto: archivio Qdpnews.it).
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