Stanchezza, perdita di gusto e olfatto, problemi respiratori: sintomi del long Covid anche dopo sei mesi. Romagnoli: “Registrati pure disturbi neurologici”

In metà dei casi Covid registrati nella Marca, i disturbi non sono finiti con la negativizzazione o la guarigione dalla malattia: “Indipendentemente dalla forma della sintomatologia, che fosse lieve o grave, i pazienti hanno sofferto o soffrono il long-Covid. Nel 70% dei pazienti più gravi ci sono risvolti tipo neurologico come disturbi della memoria, della concentrazione, del sonno. Sintomi che vanno a impattare sulla vita privata e professionale”.

Lo dice Micaela Romagnoli (in foto accanto al direttore generale dell’Ulss 2 Francesco Benazzi), primario di Pneumologia dell’ospedale Ca’ Foncello di Treviso, mettendo in guardia chi continua a credere (erroneamente) che il Covid sia poco più di un’influenza: “La fase acuta è terribile, dolorosa e talvolta mortale. Ma, per chi guarisce, il long Covid non va sottovalutato. Abbiamo avuto 600 pazienti in questi quasi due anni, molti continuiamo a seguirli. Oltre la metà di coloro che avevano sviluppato una forma non grave, con febbre, tosse e perdita dell’olfatto e del gusto, ancora manifesta dopo tre o sei mesi astemia e spossatezza, persistente perdita dei sensi, problemi polmonari e respiratori, alterazioni della ventilazione. Sembrano destinati a guarire ma non abbiamo abbastanza dati e studi a disposizione nel periodo intercorso dall’inizio dell’epidemia. Non escludiamo che possano essere destinati a esito di fibrosi“. Un rischio che va evitato. 

I sintomi neurologici sono stati evidenziati anche a Treviso, ed elencati in un recente studio lombardo: “Una nostra collega, dopo una grave forma di malattia, tornata in reparto non ricordava alcuni elementi dell’organizzazione del lavoro”.

L’anno scorso il reparto di Pneumologia del Ca’ Foncello era arrivato a 24 posti letto occupati, numeri spaventosi. Ora i ricoveri sono 8: “Un terzo del 2020, e di questi un solo paziente è vaccinato, è un settantenne e aveva completato il ciclo più di sei mesi fa – chiude Romagnoli -. Abbiamo 20 posti potenziali, i numeri non sono ancora preoccupanti, ma saremo sereni solo quando saranno a zero. E l’unico modo per arrivare a questo è spingere sulle vaccinazioni, che proteggono anche dalle conseguenze sul lungo periodo”.

(Foto: Qdpnews.it).
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