Texa verso l’addio ai motori termici: “Il 2035 impone un cambio repentino, noi ci prepariamo da anni”

Bruno Vianello

Lo stop alla vendita di motori endotermici in Europa è fissato per il 2035, una scadenza che impone all’intera filiera automotive una transizione all’elettrico da realizzare in tempi rapidissimi.

Intervista a Bruno Vianello –

Alla Texa di Monastier, azienda specializzata in strumenti per la diagnostica fondata nel ’92, questa trasformazione è già in essere e lo testimonia il nuovo stabilimento e-Powertrain inaugurato a settembre scorso.

L’ingresso della sede di Texa a Monastier

Nei 24mila metri quadri di spazio collocati a poca distanza dalla sede storica già si fabbricano in serie motori elettrici, inverter e centraline di controllo per conto di grandi case automobilistiche, fra cui Lamborghini. Il mega stabilimento da 20 milioni di euro, dove sono al lavoro ingegneri e operai altamente specializzati è il primo grande tassello di una completa riconversione dell’azienda all’elettrico a 360 gradi, dai motori stessi ai nuovi strumenti diagnostici che richiederà il mercato una volta salutato l’endotermico.

La scala mobile che conduce agli uffici

“Se siamo a pieno regime? Certo che no – commenta Bruno Vianello, fondatore e presidente di Texa – Essere a pieno regime vuol dire aver raggiunto il massimo della capacità produttiva un fronte sul quale non ci poniamo limiti. Lavoriamo per avare sempre più clienti e per fare sempre meglio oltre che di più”.

Il viale che conduce allo stabilimento di Texa

“Da settembre possiamo dire che la divisione e-powertrain è avviata alla fase produttiva – prosegue – Siamo partiti con l’idea di 1000 motori all’anno per big del settore, fra cui Lamborghini (l’altro big ha chiesto di non essere menzionato) ma è solo un punto di partenza. Lo stabilimento però nasce ben prima di settembre, a fronte di un lavoro che è iniziato almeno sei anni fa”. Lo stop alla vendita di motori a benzina e diesel all’orizzonte pesa anche su aziende come Texa che hanno scelto di giocare d’anticipo.

La scritta all’interno della caffetteria dell’azienda

“Considerando che a livello europeo siamo i più forti nella produzione di motori termici la scadenza al 2035 impone un cambiamento troppo repentino, anche considerato l’impatto ridotto dei nuovi veicoli euro 7, a cui a mio avviso non siamo pronti – commenta Vianello – Chi produce componenti per motori a benzina e diesel avrà dipendenti in esubero e deve accelerare il più possibile verso la transizione all’elettrico che in Texa è già realtà. Sul fatto che l’auto elettrica rappresenti il futuro non c’è dubbio, ma ci sono ancora problemi da risolvere, come ad esempio quello dell’immagazzinamento dell’energia”.

La transizione all’elettrico rivoluzionerà la filiera dell’auto aprendo alla necessità di nuove competenze professionali. Non a caso l’inaugurazione dello stabilimento e-powertrain di Texa fa il paio con la formazione interna del personale.

Bruno Vianello

“Abbiamo bisogno di ingegneri, e quelli che lavorano in azienda vengono da tutta Italia, ma anche di operai che vengono specializzati da noi. Trovarli con le competenze adatte alla produzione di motori, centraline e altre componenti elettroniche non è facile: per questo sopperiamo al problema facendo formazione interna all’azienda”.

Per Bruno Vianello l’anima di un’azienda sono le persone e le competenze che portano, una convinzione che in trent’anni ha escluso la delocalizzazione dalle strategie di crescita del marchio Texa.

“La delocalizzazione è uno strumento che gli imprenditori si sono inventati negli ultimi trent’anni anni per aumentare il profitto – commenta – Delocalizzare vuol dire cercare maggiore guadagno rinunciando alle persone che hanno costruito da zero l’azienda con te”.

Un dettaglio fra i corridoi dell’azienda

“Al contrario io credo che senza quelle persone che realizzano idee e sogni con te non si vada da nessuna parte. Rinunciare a queste risorse in nome del guadagno non appartiene al mio modo di fare impresa. Il vero tesoro dell’Italia, un paese povero di materie prime, sono proprio i nostri cervelli, le nostre idee, i nostri brevetti. Delocalizzare – sottolinea l’imprenditore – vuol dire trasmettere il tuo knowhow a quelli che un domani potrebbero essere i tuoi peggiori nemici dal punto di vista industriale. Le competenze sono tutto ciò che abbiamo: teniamocele strette”.

(Autore: Rossana Santolin).
(Foto e video: a cura di Luca Vecellio)
(Articolo, foto e video di proprietà di: Dplay Srl riproduzione riservata)
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