Traffico internazionale di sostanze dopanti scoperto dai Nas di Treviso. Arrestati madre e figlio di Montebelluna, 65 indagati in tutta Italia

I Carabinieri del Nucleo Antisofisticazioni di Treviso hanno arrestato madre e figlio residenti nella zona di Montebelluna, responsabili di un traffico illecito di sostanze dopanti, steroidi, ormoni della crescita e “nandrolone” (sostanza psicotropa), venduti a centinaia di bodybuilder di tutta Italia per un giro d’affari che superava i centomila euro.

Il figlio, Pietro Munisteri di 35 anni, è stato fermato venerdì 5 novembre ad Agrigento, la sua provincia d’origine in cui si era trasferito da qualche mese per sfuggire ai controlli dei Nas trevigiani, che avevano perquisito la sua abitazione nel marzo del 2020, rinvenendo ingenti quantità di farmaci dopanti.

Ora si trova nel carcere di Gela, a disposizione della magistratura. Ufficialmente l’uomo non risulta avere un’occupazione, ma è nota la sua attività di personal trainer in una decina di palestre del trevigiano.

I Carabinieri, al comando del tenente colonnello Giuseppe Marcatali, in due anni di complesse indagini, coordinate dalla Procura della Repubblica di Treviso, hanno appurato che Munisteri, spalleggiato dalla madre Anna Maria Taormina, da 17 anni guidava un commercio illecito di ingenti quantitivi di medicinali con azione anabolizzante e stimolante, vietati dalla normativa antidoping, solitamente utilizzati anche negli ambienti sportivi.

Si era creato un giro molto lucruoso, con 700 clienti in tutta Italia, a cui spediva le sostanze tramite pacchi postali, e tra questi destinatari ci sono una settantina di bodybuilder professionisti. La madre, di 60 anni, collaboratrice scolastica in aspettativa per motivi di salute, si trova agli arresti domiciliari.

Complessivamente sono state indagate 65 persone, tra cui i due gestori trevigiani di una tipografia dove venivano stampate le false ricette mediche alla base del traffico ed etichette adesive per il confezionamento di medicinali contraffatti preparati da M.P., la titolare di una farmacia che avrebbe venduto all’uomo un migliaio di dopanti sotto banco, 47 acquirenti, residenti in 34 province di 12 regioni (in gran parte bodybuilder di età compresa tra i 20 e i 52 anni) e 12 cittadini stranieri. In Veneto sono stati denunciate persone nelle province di Treviso, Verona, Venezia e Padova.

Le due misure cautelari sono state effettuate su esecuzione del provvedimento emesso dal gip del Tribunale di Treviso, Angelo Mascolo. Madre e figlio devono rispondere, a vario titolo, di una lunga serie di reati: illecita importazione e commercializzazione in Italia di medicinali vietati (anche a base di “nandrolone”), somministrazione e commercializzazione di medicinali guasti o imperfetti, pericolosi per la salute pubblica, nonchè assunzione di farmaci vietati, falsificazioni di prescrizioni mediche ed esercizio abusivo della professioone sanitaria.

Infatti Munisteri oltre ai programmi di allenamento, stilava anche i piani farmacologici, dispensando consigli su cosa prendere e in che modo per ottenere migliori risultati nelle performance sportive.

L’indagine è partita nel dicembre del 2019, quando i Nas nel corso dei loro periodici controlli si sono accorti di false prescrizioni mediche “bianche” non ripetibili presentate in alcune farmacie trevigiane.

“Erano evidentemente false, praticamente identiche, cambiava il nome del medico prescrittore e della persona destinataria – dice il tenente colonello Mercatali – Dai medici di base, risultati estranei della vicenda ed ignari di quanto accadeva, venivano prescritti steroidi, anabolizzanti, stimolanti che si possono usare nelle terapie di alcune patologie, ma che in questo caso venivano usati in modo illecito”.

Nel marzo del 2020 i militi hanno sorpreso madre e figlio mentre tentavano di acquistare prodotti farmaceutici, con principi attivi a base di ormone della crescita, utilizzando le ricette false.

Nella perquisizione della loro abitazione i Nas hanno rinvenuto e sequestrato farmaci dopanti per un valore di 55 mila euro (800 confezioni, 14.275 fiale sfuse tra cui 103 di “nandrolone”), una sessantina di ricette false e 42 mila euro in contanti, provento dell’attività illecita (nascosti in una maglietta dentro l’armadio).

Inoltre sono stati trovati flaconi in vetro vuoti o contenente liquido non meglio indentificato, altri con etichette di preparati verosimilmente farmacologici  ad opera dell’arrestato (che aveva inventato due propri marchi “Medical Pharma” e “Dunning Labs”), cinque pacchi già pronti per essere spediti, contenenti prodotti steroidei e un listino prezzi con tutta la merce in vendita, appunti con i nomi e le utenze telefoniche dei clienti, bonifici esteri.

I contatti tra gli arrestati, i fornitori e i clienti venivano gestiti tramite Instagram, Whatsapp e Wickr. Nonostante i messaggi fossero continuamente eliminati, i Carabinieri sono risaliti ai contenuti delle chat tramite l’attività di analisi forense di computer, smartphone e tablet.  Le indagini hanno svelato anche gli ingenti movimenti nei conti correnti di madre e figlio,in cui i clienti versavano i bonifici per ottenere la sostanze dopanti nel mercato nero, pagate anche venti volte in più del loro valore. In tutto sono stati sequestrati farmaci per un valore di 103 mila euro.

Un’altra tranche di indagine ha fatto emergere le rotte internazionali del traffico condotto dai due montebellunesi. Numerosi i contatti con fornitori esteri, pagati con money transfer, scoperti grazie alla collaborazione dell’Europol. Le sostanze venivano acquistate tramite chat e social networks da cittadini stranieri (tra destinatari di rimesse di denaro estere e mittenti dei pacchi con i farmaci) residenti principalmente in Bulgaria, Romania, Grecia, Ucraina, Usa, Francia.

Gli investigatori hanno accertato che i due arrestati, tra la fine del 2019 e l’inizio del 2020, hanno eseguito trasferimenti di denaro all’estero per circa 38 mila euro, ricevendo in cambio 31 spedizioni di medicinali ed effettuando, a loro volta, 281 invii postali verso 125 clienti sparsi in tutto il territorio nazionale.

“Quello che va sottolineato è il grave pericolo per la salute derivante dall’assunzione incontrollata e continuativa di sostanze dopanti da parte dei clienti dell’arrestato, tra cui molti giovanissimi che erano i principali destinatari del traffico. Giovani che lui ammaliava e a cui dava consigli di carattere medico. Assunzione che è aumentata a dismisura anche durante il lockdown – dicono gli ispettori antidoping dei Nas – Gli anabolizzanti creano dipendenza, causano depressione, irritabilità e aggressività incontrollata. Abbiamo accertato che tre suoi clienti hanno avuto seri problemi di salute, tra cui un 48enne piemontese che ha perso 30 chili in due mesi e ha dovuto subire un intervento allo stomaco, e un 31enne veneto vittima di un grave scompenso ormonale che gli fatto ha sviluppare il seno in modo anormale“.

(Foto: Qdpnews.it © riproduzione riservata).
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