Treviso, già 50 farmacie hanno aderito al protocollo per i tamponi, ma per molti farmacisti gli spazi non sono adeguati

Dopo l’annuncio della Regione Veneto in merito all’approvazione del protocollo con le farmacie per l’effettuazione dei tamponi rapidi antigenici, arrivano le prime reazioni da parte dei rappresentanti del settore.

Non sarà così semplice organizzare il servizio e alcuni farmacisti hanno già detto che non aderiranno al protocollo perché mancano gli spazi adeguati all’interno di molte farmacie venete e perché l’operazione sembra non essere conveniente per chi darà la sua disponibilità.

L’entusiasmo iniziale, infatti, è andato scemando e i cittadini attendono i dati della Regione Veneto con i nominativi delle farmacie che decideranno di aderire.

Infatti, sono troppe le incombenze per i farmacisti: dovranno garantire degli ambienti consoni a questo tipo di attività fuori dai normali orari di apertura (quindi anche di sera), dovranno procurarsi del personale sanitario (un infermiere) che potrà effettuare i tamponi, dovranno inserire l’esito dei tamponi (positività o negatività al Covid-19) all’interno del portale regionale ed è stato concordato un prezzo di 26 euro a tampone.

Per questa somma le farmacie si dovranno procurare i test e i dispositivi di protezione individuale e si dovranno occupare anche dello smaltimento del materiale sanitario, senza dimenticare il personale infermieristico richiesto per effettuare il tampone rapido.

“Oggi il protocollo è stato validato dalla giunta della Regione Veneto – ha affermato Franco Gariboldi Muschietti, presidente di FarmacieUnite – Si tratta di un’azione volontaria e ci saranno delle farmacie che aderiranno mentre altre non lo faranno. Questo non è dovuto a cattiva volontà ma al sistema perché il protocollo può essere applicato nelle farmacie che hanno un’entrata diversa da quella del pubblico e uno spazio interno sufficiente per ospitare l’infermiere oltre agli aspetti della sanificazione, della privacy e di tutto il resto”.

Per chi non ha gli spazi interni – prosegue Gariboldi Muschietti – si potrà utilizzare lo spazio esterno attiguo alla farmacia con la possibilità di controllo da parte del farmacista. Chi non ha spazi interni o esterni potrebbe farlo a farmacia chiusa, durante la pausa pranzo o dopo la chiusura serale. È un servizio sociale di grande importanza e siamo grati all’assessore Lanzarin e al presidente Zaia che hanno coinvolto le farmacie in questa operazione”.

In questo protocollo è previsto che il dato del risultato del tampone dovrà essere immediatamente inviato all’Ulss di appartenenza e al medico di base del soggetto che ha chiesto il tampone, senza nessuna prescrizione medica, ma servirà la prenotazione.

Nella Marca Trevigiana sono già arrivate una cinquantina di adesioni, soprattutto dai titolari di farmacie che vantano ampi spazi interni o parcheggi fuori dalla propria struttura, sicuramente non in pieno centro storico.

Intanto cresce lo scetticismo e diverse strutture hanno già detto di no perché l’organizzazione richiesta per garantire questo servizio è davvero importante e molti farmacisti, sempre in prima linea in questa emergenza sanitaria, questa volta potrebbero fare un passo indietro.

“Dal punto di vista di disponibilità, istintivamente molti vorrebbero aderire – spiega il dottor Nicola Marson della omonima farmacia di Cappella Maggiore e presidente di Federfarma Treviso – ma bisogna vedere se hanno a disposizione strutture per poterlo fare, bisogna stare con i piedi per terra, devono essere strutture importanti dal punto di vista dello spazio con caratteristiche di protocollo da rispettare, dagli orari alla disponibilità dell’infermiere. Insomma non è una cosa così immediata e semplice come potrebbe sembrare, bisogna essere pratici”.

(Fonte: Andrea Berton © Qdpnews.it).
(Foto: archivio Qdpnews.it).
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