Una Festa della donna un po’ particolare quella di questo 2021, a un anno dall’inizio della pandemia, per la quale anche Francesco Benazzi, in rappresentanza dell’Ulss2, ha inteso rivolgere un augurio particolare a tutte le donne.
“Un augurio a tutte le donne, in particolare a coloro che operano nella sanità e nel sociale, al centro della necessità della cura e indispensabili nella complessità dei nostri tempi. – ha esordito Benazzi – Un augurio alle donne che coprono un ruolo di manager famigliare, dimostrando una grande capacità organizzativa e una certa capacità analitica, occupandosi parallelamente a più cose contemporaneamente“.
Secondo un report fornito da Benazzi, all’interno dell’Ulss2 ammonta al 76 percento il personale femminile, ovvero 7.165 donne su un totale di 9.405 persone: tra questi, 623 sono le dottoresse, 25 farmaciste, 7 dirigenti, 3.298 laureate in infermieristica, 303 tecnici sanitari e 1.346 le operatrici sociosanitarie.
Un augurio, quello di Benazzi, affinché sia possibile allo stesso tempo contrastare la violenza di genere, per la quale “deve essere alta la soglia di attenzione, soprattutto verso quelle situazioni in cui le donne non vogliono denunciare”: nel 90 percento dei casi, ha reso noto il direttore generale, l’aggressore è un membro della famiglia, mentre l’età media delle vittime si aggira alla fascia dei 41 anni.
Violenza di genere che ha purtroppo raggiunto il picco durante il primo lockdown della scorsa primavera, come ha fatto sapere lo stesso Benazzi.
In questa giornata dedicata alle donne, inoltre, una testimonianza è stata data anche da tre profili femminili impegnati nella lotta quotidiana contro il Covid-19, ovvero da Sabina Colomban, infermiera e coordinatrice al quinto piano dell’ala A del reparto di Medicina a Vittorio Veneto, da Lorena Zanin, coordinatore infermieristico a Medicina dell’ospedale di Treviso e da Katia Gazzola, anch’essa coordinatrice a Medicina e pneumologia a Montebelluna.
“La mia scelta è stata quella di aiutare gli altri. Mi sono confrontata con la morte di persone sconosciute, lontane dai propri cari. – ha iniziato Sabina Colomban – Ho fatto i conti con le mie paure, per me e la mia famiglia”.
“Continuiamo a lavorare come donne, a curare i malati e a educare gli altri per contenere i contagi. – è la testimonianza di Lorena Zanin – Quest’anno ha molto condizionato il nostro vivere come donne. Un pensiero va alle donne che hanno dato la propria disponibilità a partire in missioni per aiutare il prossimo, ai colleghi che si sono ammalati per aiutare gli altri e che ci hanno lasciati“.
“Mi sento fortunata per il fatto di avere un lavoro. – ha confessato Katia Gazzola – Non abbiamo mai lavorato in una situazione come questa, ma la paura ci unisce”.
E per ricordare l’intero universo femminile, le contraddizioni a cui si trova sottoposto e alla violenza che ancora deve subire, una sedia rossa nei pronto soccorso andrà a simboleggiare quanta strada deve ancora essere fatta.
(Fonte: Arianna Ceschin © Qdpnews.it).
(Foto: Ulss 2 Marca Trevigiana).
#Qdpnews.it