Un secolo di storia per i “Maestri del Lavoro”: ieri il convegno sulle nuove frontiere dell’occupazione 

Elio Giovati, presidente della Federazione nazionale Maestri del Lavoro

“Verso un nuovo umanesimo nel mondo del lavoro: tra tecnologia, resilienza e futuro dell’uomo” è l’ambizioso tema del convegno promosso dai Maestri del lavoro svoltosi ieri, mercoledì, all’Auditorium della Provincia di Treviso

L’iniziativa, nata per celebrare i cent’anni dall’istituzione della decorazione di Maestri del Lavoro, suggellata nel 1923 dal re Vittorio Emanuele III di Savoia, si inserisce in un più ampio programma di convegni regionali propedeutici a quello finale che si svolgerà nel 2024 a Garda, mirati a fare il punto sul presente e futuro del mondo del lavoro.

Il console regionale Gambato

Agli interventi iniziali del Console regionale dei maestri del lavoro del Veneto Erminio Gambato e del console provinciale di Treviso Rinaldo Manzardo, il convegno, moderato dal giornalista Angelo Squizzato, è proseguito con le relazioni di Davide Venturi, dirigente dell’ispettorato del lavoro di Treviso, Francesca Girardi di Confindustria Veneto Est, Paolo Magoga, direttore della Fondazione Opera Monte Grappa  di Treviso, Silvia Oliva, esperta di orientamento e mercato del lavoro, Marco Zabotti, direttore scientifico e vicepresidente dell’Istituto Diocesano Beato Toniolo, Andrea Zappia Confindustria Veneto Est e infine di Elio Giovati, presidente della Federazione nazionale Maestri del Lavoro. 

Il gap fra domanda e offerta di lavoro

Il mismatching occupazionale, ovvero lo scollamento fra domanda e offerta di lavoro è stato fra i temi principali trattati ieri in riferimento particolare al Veneto che su questo fronte detiene il primato a livello nazionale. 

Stando ai dati recenti diffusi da Confindustria Veneto Est emerge che più della metà delle offerte di lavoro non sono soddisfatte per mancanza di competenze e abilità. Mancano in particolare figure tecniche e scientifiche, ingegneri e operai specializzati, un fenomeno sul quale, guardando al futuro, pesa anche il calo demografico. 

Il prefetto Angelo Sidoti

Nella riflessione sul mismatching occupazionale ci si è soffermati anche sullo sviluppo di nuove tecnologie (robotica e intelligenza artificiale) che implica la necessità da parte delle aziende di dotarsi di nuovi profili professionali o comunque di personale dotato di nuove conoscenze e abilità personali (soft skill). Un’evoluzione che impone una sostanziale revisione in materia di formazione. 

Il ruolo chiave dell’orientamento

“Paghiamo almeno due decenni di errori nell’orientamento alla didattica – sottolinea Lando Arbizzani, consigliere Nazionale Maestri del Lavoro, fra i promotori del convegno – Una perdita di cui ora paghiamo il prezzo guardando alla carenza di professionalità tecniche che escono da istituti professionali (con tassi di occupazione al termine del periodo scolastico che arrivano al 95%). A mio avviso i professionisti del mondo del lavoro dovrebbero essere più presenti nelle scuole, tanto più in una regione come il Veneto con una rete di Piccole e Medie Imprese che spicca a livello nazionale”. 

“In passato – prosegue Arbizzani – le scuole professionali venivano viste come ‘secondarie’ per importanza e dunque l’orientamento ha indirizzato molti (non sempre per attitudine ma per retaggio culturale) alle materie umanistiche a scapito delle discipline tecniche”. 

I relatori del convegno

“Questo non significa che la strada sia imporre il dominio della pratica sulla teoria trascurando le discipline umanistiche – precisa Arbizzani -. Le due cose devono andare di pari passo e tanto più in questo momento storico in cui siamo bombardati di informazioni: una formazione umanistica resta imprescindibile per sviluppare senso critico e mantenere alto l’entusiasmo verso la conoscenza in un momento di grande complessità e trasformazione”. 

Nuove tecnologie nuove opportunità di lavoro 

Al convegno si è parlato ampiamente anche di Intelligenza Artificiale. “L’AI non è uno strumento di cui non dobbiamo avere paura – prosegue Arbizzani – rimescola il mercato del lavoro aprendo a nuove opportunità. Ricordo quando lavoravo alla Montedison e per fare la contabilità si usavano ancora le schede perforate, retaggio del ‘700. Quando arrivarono i primi computer alcuni colleghi si licenziarono. Questo per dire che i cambiamenti possono fare paura, ma non dimentichiamo che l’uomo ha attraversato la rivoluzione industriale e poi quella tecnologica con l’avvento del web e non ha mai smesso di lavorare. L’AI non sostituirà l’uomo, magari potrà batterci nei calcoli, ma non avrà mai il cuore”. 

A questo proposito il presidente Elio Giovati ha portato l’esempio calzante di paesi asiatici come Corea e Giappone dove la robotica è già radicata nel tessuto produttivo e dove comunque i tassi di occupazione sono molto elevati”. 

Come emerso nel corso del convegno, il mondo del lavoro si trova alla vigilia di un “nuovo umanesimo” ovvero una tendenza a riportare l’uomo al centro. “Una volta – prosegue Arbizzani – il lavoratore era una matricola a sei cifre, sempre sostituibile. Oggi non è più così, le nuove frontiere del mondo del lavoro spostano l’attenzione sulla persona e sulle sue necessità, facendo del lavoro uno strumento di crescita individuale superando un modello spersonalizzante”.  

(Foto: Lando Arbizzani).
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