Allarme cinghiali a Valdobbiadene, Miane, Vidor e Segusino: si valuti la possibilità di vendere la carne

Quattro Comuni insieme per combattere la piaga dei danni provocati in montagna a prati e pascoli delle malghe dai cinghiali: nella conferenza di servizi convocata lo scorso fine settimana dal vice sindaco di Valdobbiadene Pierantonio Geronazzo per discutere il problema e trovare soluzioni c’erano proprio tutti: gli amministratori di Valdobbiadene, Miane, Vidor e Segusino, rappresentanti di Provincia e Regione, delle associazioni e riserve e di caccia, il responsabile provinciale dei servizi zooprofilattici dell’Ulss 2, con i Carabinieri forestali competenti del territorio.

Tra le proposte emerse, che faranno parte di una prossima dichiarazione di intenti, anche la quella di poter autorizzare la vendita della carne di cinghiale per pagare le spese di abbattimento: per i cacciatori incaricati delle selezioni sarebbe fondamentale poiché le spese per abbattimento e macellazione, con relativi controlli sanitari comportano una spesa che va da 50 a 100 euro per capo. Senza contare le difficoltà e i tempi necessari di appostamento e battute per scovare gli animali.

Fino a qualche tempo tali spese erano rimborsate dalla Provincia. Ora i fondi latitano. “Abbiamo raccolto le proposte di tutti – dice il Pierantonio Geronazzo – e valuteremo come procedere”. Intanto il numero di cinghiali è cresciuto negli ultimi tempi ed è stimato vicino ai 300 esemplari. “La provincia ha iniziato corsi per selezionatori e a maggio inizieranno quelli specifici sulla caccia al cinghiale – ammette Geronazzo – Mentre non è molto praticabile la proposta di una copertura delle spese a cura dei Comuni sia pure momentaneamente. La caccia non rientra nelle nostre competenze e dobbiamo tenere conto, anche se si dovesse dichiarare uno stato di calamità per giustificare eventuali stanziamenti, che buona parte dei terreni danneggiati sono di proprietà di Veneto Agricoltura”.

La proposta più interessante nella conferenza dei servizi alla fine è arrivata dall’Ulss 2, dal responsabile del settore zooprofilattico della Provincia. Ha proposto la ricerca di celle in punti convenzionati dove lasciare le carcasse degli animali abbattuti per i successivi controlli dell’Ulss, autorizzando in un secondo momento le riserve di caccia a vendere la carne di cinghiale e finanziare le spese sostenute. “Ora non si potrebbe però, perché l’utilizzo della carne è ad uso personale, e sarebbe necessario modificare la legge regionale”.

(Fonte: redazione Qdpnews.it).
(Foto: archivio Qdpnews.it).
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