“Aver cura di questa terra non vuol dire portare le star”: il monito di Graziotin alla benedizione del dipinto di Rebuli

Una voce fuori dal coro, quella di Miro Graziotin, valdobbiadenese appassionato di storia e arte del territorio, che ha scosso le coscienze delle persone presenti alla benedizione del dipinto dei santi Francesco e Antonio, un manufatto realizzato dall’artista Aldo Rebuli nel terreno di una famiglia che vive nella zona di Strada della Morte in località Riva a Valdobbiadene.

Durante la cerimonia di ieri, prima della descrizione dell’opera da parte dell’artista e della benedizione di don Gianromano Gnesotto, Graziotin ha espresso un suo personalissimo punto di vista sul percorso che la gente che vive nel territorio delle colline Unesco ha intrapreso da qualche tempo.

La moda del momento, infatti, è quella di invitare personaggi famosi che si fanno fotografare o filmare mentre visitano le colline del Prosecco di Conegliano e Valdobbiadene, aumentando la fama di questi luoghi.

La provocazione di Graziotin si concentra su una domanda molto semplice: “Cosa rimarrà in futuro di tutta questa pubblicità dei cosiddetti influencer che continuano ad arrivare anche dopo il nuovo progetto della Regione Veneto per far crescere il turismo in questi luoghi?”.

L’iniziativa di aver commissionato un’opera che valorizza due santi molto amati anche da queste parti, invece, rappresenterebbe per Graziotin la giusta modalità per recuperare i segni di una comunità che rischiano di essere dimenticati per sempre.

FOTO VALDO copy copy copy copy copy copy copy copy copy copy copy copy copy copy copy copy copy copy copy copy copy copy copy copy copy copy copy copy

“Da un po’ di tempo mi sto dedicando a quella che dovrebbe essere la funzione e il compito di noi che amiamo questa terra che adesso ha assunto questo blasone “Uneschista” che un po’ ci pesa e un po’ ci sta devastando – ha affermato Miro Graziotin – Dico questo perché dovremmo avere cura di questa terra, non portare le star del mondo a visitare le nostre terre e “invaderle”. Avere cura vuol dire recuperare i luoghi della comunità come le edicole e i segni del sacro, i capitelli e le chiesette”.

Questo lavoro non è appariscente e non fa notizia perché nelle reti sociali e nei giornali appaiono le grandi personalità che arrivano nella nostra terra – prosegue – Spesso viene raccontata una terra che non esiste ma noi siamo del popolo e viviamo di sacro. Recuperare questi segni vuol dire recuperare il segno della comunità, condividendo una storia. Queste star che passano per le nostre cantine sono benvenute perché ci portano fama, lustro e quattrini ma fra 50 anni chi se le ricorderà?”.

“Celebrare queste due figure, Sant’Antonio e San Francesco, per me è un segno di grande rispetto per la storia e per il sacro oltre ad un grande auspicio per il futuro – conclude – Fra mille anni questo capitello sarà ancora celebrato, ne sono sicuro. Le star che arrivano nelle nostre cantine, probabilmente, saranno polvere, cosa tra le cose come diventeremo tutti noi. Sono felice di questa impresa che non sarà l’ultima nel nostro territorio”.

(Fonte: Andrea Berton © Qdpnews.it).
(Foto: Qdpnews.it © Riproduzione riservata).
#Qdpnews.it 

Total
0
Shares
Articoli correlati