Fervore cristiano duplavense: il romitorio di San Floriano, il convento dei Cappuccini e una cappella gentilizia

Nell’anno 1572 il signor Horazio Di Zorzi fu Lodovico dona ai padri Cappuccini una ”casa alta murata, solaiata, coperta a coppi, con stalla, caneva, pozzo, cortivo, horto, e altra sua comodità, con una pezza di terra prativa, piantata, arativa, contigua a detta casa, circondata di muro” affinchè vi possano fondare il loro convento.

Il 10 maggio 1601 si legge che alcuni rappresentanti dei paesi di Valdobbiadene e limitrofi, si erano recati per ben due volte dal Vescovo per chiedere l’autorizzazione a fondare il convento dei Cappuccini. Ad entrambe era stata negata l’autorizzazione. Al terzo tentativo 11 villaggi della valle, inviarono a Padova ognuno tre rappresentanti: si offrirono di fondare il convento e di mantenere i frati.

Il 4 Agosto 1601 Padre Anselmo da Monopoli finalmente comunica che il Papa, vista l’insistenza della gente, ne autorizza la costruzione. I primi frati ad arrivare furono: padre Arsenio da Venezia, padre Bartolomeo da Venezia, padre Patrizio da Venezia e padre Antonio da Pordenone.

La duecentesca chiesuola di San Gregorio venne così ampliata e ad essa fu addossato il nuovo convento disposto su due piani: al piano superiore vi erano 14 celle, 3 infermerie (tra le quali la biblioteca) la “comunità” e una loggetta.

Al piano terra il refettorio, cucina, cucinotto, “caneva” (con cantina interrata), una grande stanza sotto i portici del chiostro, “tutte le altre officine”, una stanza per i forestieri e una stanza per lavorare. Al centro del chiostro il pozzo coperto. Nel 1603 viene dettata la lapide di consacrazione, tutt’ora conservata all’interno della chiesa. La nuova chiesa viene consacrata il 12 ottobre 1603 dal vescovo Marco Cornelio.

Nel 1769 la Serenissima decreta la soppressione di molte realtà religiose. Anche il convento dei Cappuccini di San Gregorio di Valdobbiadene rientra tra i beni confiscati e messi all’asta dalla Repubblica di Venezia.

“Dal sommo della florida pendice, Vigila il sacro Ostel di San Floriano, sulla terra di biade e vino , attrice, e sull’ ameno sottoposto piano.” (D. O. Dall’Acqua 1912)

Una chiesetta dedicata a S.Floriano esisteva già dal tempo dei Benedettini di Santa Bona (XIV secolo). Che avevano in Valdobbiadene dei possedimenti, il loro convento con annessa chiesa (il convento di Santo Spirito). La chiesa di San Floriano doveva essere un ROMITORIO, cioè una chiesetta isolata che usavano per i periodi di meditazione e di preghiera. Ai tempi in cui la chiesetta era affidata ai frati, fu fissata la festa del 4 maggio, giorno in cui tutt’ora viene benedetto il “sale bovino” usato per le mandrie che vengono portate in “alpeggio”.

La tradizione vuole che un cavaliere (Floriano Dall’Armi), “capitano e nobil rusticano e cittadino di Treviso”, sia stato sepolto entro le mura della chiesa. La Pala raffigurante S.Floriano tra S.Francesco e S.Gottardo è opera delle sorelle Saccardo, fine 1800.

Il conflitto del ’15-18 è disastroso anche per S.Floriano, che viene quasi completamente distrutta. Dopo la seconda guerra mondiale verrà ampliata con la cappella dedicata alla Madonna di Fatima, per tenere fede ad un voto: “se la Vergine avesse serbato illeso il paese dalle incursioni belliche e stragi”. Il 4 giugno 1950 la statua della Madonna di Fatima viene portata in “peregrinatio” per tutte le borgate e, alla fine, collocata nel “novello tempio appena edificato”.

La chiesa di S.Antonio nasce come cappella gentilizia annessa al trecentesco palazzo Sansoviniano di proprietà dei conti Roveri, (Della Rovere), nobile famiglia Trevisana, che verso il 1300 possedette una Castellania. Famiglia che conservò poderi in Valdobbiadene fino al 1800. La chiesa, quasi totalmente distrutta durante il Primo conflitto mondiale, oggi è un oratorio sempre aperto grazie a volontari che si occupano della sua custodia.

(Fonte: Giovanna Capretta).
(Foto e video: Qdpnews.it © riproduzione riservata).
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