La storia di Fortunato Boghetto, pioniere del motore policarburante: fisico, inventore e sindaco

Fortunato Boghetto e il Trattore Fiat 40 Boghetto che traina Fiat-SPA 38R sul Fronte greco-albanese (fonte: Terra e Genio)

La vita accademica non gli basta, solamente i motori riescono a placare una personalità tanto vivace e un’intelligenza così irrequieta.

La sua passione per la meccanica lo spinge a studiare e a sperimentare, introducendolo a una nuova idea di progresso e infine spronandolo ad accettare la scommessa imprenditoriale.

Fortunato Boghetto è il fondatore dell’Anomina Costruzione Motori Endotermici, società meglio conosciuta con l’acronimo ACME.

Lo studio e l’insegnamento

Fortunato nasce il 20 settembre 1902 a Bigolino di Valdobbiadene. Dopo aver conseguito il diploma di ragioniere all’Istituto Cavanis di Possagno, gli si prospetta una carriera tranquilla in banca, previsione poco allettante per un giovane ambizioso e brillante, con una predilezione per la scienza e la ricerca.

Preferisce dunque allargare i suoi orizzonti iscrivendosi alla facoltà di matematica e fisica all’Università di Padova, laureandosi nel 1928.

Il futuro di Fortunato sembra tracciato, docente in un collegio di Reggio Emilia prima e assistente universitario a Parma poi. È in questo periodo che il professore inizia una serie di approfonditi e complessi studi sulla termodinamica, arrivando a formulare la teoria della combustione a carica stratificata e depositandone, nel 1936, il brevetto internazionale.

La forza propulsiva dell’idea è destinata a cambiare la storia dei motori, che sarebbero stati impiegati con successo principalmente nell’agricoltura, e, a modificare il destino del suo autore, proiettandolo nell’olimpo degli inventori più visionari e innovativi d’Italia e non solo.

Fortunato Boghetto

Dal motore policarburante al cingolato per l’Esercito

Nome e fortuna di Boghetto sono legati a un progetto rivoluzionario. Il professore è un autentico pioniere: il suo è un motore versatile che funziona sia a benzina che a gasolio, ma che può anche essere alimentato con nafta, alcool e petrolio. In tempi difficili come quelli che si prospettano all’orizzonte (i venti di guerra iniziano già a soffiare), è la soluzione a tanti problemi.

Fortunato cede il brevetto alla Fiat e diventa consulente della casa automobilistica torinese, che già produce un buon trattore agricolo cingolato, tuttavia il fisico valdobbiadenese, a partire dal 1939, avvia a produzione la sua naturale evoluzione: il Fiat 40 Boghetto.

Si tratta di una macchina più pesante e più potente (40 CV a 1500 giri/min), che può contare su un motore policarburante in grado di rispondere alle restrizioni energetiche e alle difficoltà di reperimento dei combustibili.

Il regime fascista segnala il professore per un encomio ufficiale: riceverà direttamente dalle mani di Benito Mussolini la medaglia d’oro “conferita a professionisti e artisti, per aver procurato gloria e prestigio alla patria”.

Nell’estate del 1941 il Fiat 40 Boghetto viene ufficialmente adottato dal Regio Esercito che lo assegna al primo e al secondo Reggimento genio pontieri.

All’indomani dell‘8 settembre 1943 il Fiat 40 Boghetto viene prodotti in altri 64 esemplari per la Wehrmacht (le forze armate tedesche), mentre la casa automobilistica Auto Union (ora Audi) incaricherà il professore di studiare un motore che funzioni a olio vegetale per alimentare macchine agricole e trattori da destinare alle colonie che la Germania conta di conquistare e rendere indipendenti dalle compagnie petrolifere.

In questa fase, per comunicare con i committenti tedeschi, Fortunato può contare sul prezioso aiuto della moglie che ha una buona conoscenza della lingua.

L’avventura imprenditoriale

La macchina è in moto e continuerà a correre. Nel 1947 a Valdobbiadene nasce l’ACME, azienda destinata a successo e a fama internazionali.

Fortunato avvia l’impresa con il supporto di alcuni amici, un pugno di collaboratori e modesti mezzi.

Non mancano le idee brillanti ma neanche le difficoltà, che derivano più che altro da un mercato poco incline all’apertura a nuovi costruttori di motori e dominato da marchi già affermati.

Il carattere pugnace e l’intraprendenza del fondatore, non ultimo la creazione di progetti innovativi e di qualità, hanno però la meglio e per l’ACME è l’affermazione e l’inizio di un lungo periodo d’oro.

L’azienda contribuisce in maniera decisiva a diffondere la motorizzazione nel settore agricolo, rivoluzionando un lavoro scandito per secoli da rudimentali strumenti e dalla forza umana e animale, avviando una vera e propria mutazione antropologica.

Negli anni ’50 è l’America a interessarsi al motore policarburante, da installare sui mezzi militari, ma il progetto resterà sulla carta.

L’ACME, che impiega nello stabilimento valdobbiadenese fino a oltre 200 persone, arriva a produrre più di 150mila motori all’anno, che vengono esportati in oltre 60 paesi e distribuiti nel mondo.

Dalla fabbrica al municipio

Per Fortunato l’esistenza è scandita fra lavoro e famiglia. Scrive dei suoi studi e dei suoi motori su numerose riviste specializzate, mettendo in mostra il rigore del docente universitario e l’autorevolezza dell’imprenditore di successo.

Dal 1950 al 1954 è sindaco di Valdobbiadene e, successivamente, commissario prefettizio all’ospedale Guicciardini.

Non lascerà mai il suo posto in fabbrica, dove già lavorano due dei suoi figli. Fortunato muore il 27 novembre 1967.

(Foto: Terra e Genio).
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