La Valis du Plavis: un eremo, un santuario, gli oratori e tante parrocchie

Non cercar di saper il mio nome quello che preparò per se stesso e per i successori il sepolcro H + A – Sprezzo e mondo e nome”, questa è l’iscrizione che si trova all’interno della chiesetta di Sant’Alberto, opera dell’eremita che più a lungo vi abitò e che, con questa iscrizione, ha voluto incidere la propria pietra tombale. Giuseppe Pilla, vissuto nel XVIII secolo, doveva essere un personaggio molto particolare.

La chiesa di Sant’Alberto è molto antica ed edificata in più periodi. Le prime notizie ufficiali risalgono al 1488, citata nella visita Pastorale del Vescovo Barozzi. E’ collocata in un luogo alto e solitario che domina la vallata sottostante, appartenente alla Parrocchia di San Pietro di Barbozza, un tempo comune, ora una frazione di Valdobbiadene.

Scendendo si incontra la piccola chiesa di S.Antonio, tutt’ora di proprietà privata. E’ stata eretta nel 1797, nell’anno della caduta della Serenissima, per volere della famiglia Geronazzo. L’altare, in marmo conserva la reliquia di Sant’Antonio. Restaurata ed abbellita da vetrate dipinte.

Scendiamo ancora ed incontriamo la chiesa dei SS.Vittore e Corona. Anche questa è nominata nella visita pastorale del 1488 del Vescovo Barozzi. Nella visita successiva (nel 1503), un certo Giovanni Gatto fa richiesta al vescovo Barozzi di poter appendere una campana. Nel 1699 si apprende che l’oratorio è in proprietà privata della famiglia Dal Fabbro. Sul lato esterno che guarda a sud si intravede ancor oggi un affresco che purtroppo non è mai stato restaurato e rischia di essere ormai perduto.

La chiesa Parrocchiale di San Pietro di Barbozza risale ai primi dell’Ottocento, riedificata laddove già dal 1488 esisteva una chiesetta dedicata a San Pietro, eretta a parrocchia nel 1633 dal vescovo Corner a seguito delle suppliche dei fedeli. All’interno troviamo la pala della “Madonna della Salute”, opera attribuita al pittore Giuseppe Gallo De Lorenzi, menzionata per la prima volta nel 1863 nella relazione del parroco don Gaetano Ernesto Finco, e la Pala di “San Rocco che soccorre i poveri” del 1893 di Fabrizio Bogo. Il nuovo campanile in stile romanico è del 1926.

Portandoci verso Saccol si intravede la chiesetta di San Biagio di Stana. Sembra che l’antica chiesa di San Biagio sia stata la prima parrocchiale della vallata, situata a poca distanza della Bastia dei Mondeserto, messa più volte a ferro e fuoco dai Trevigiani. L’attuale chiesa è ottocentesca, ma conserva tutt’ora un frammento di un cornicione con incise antichissime lettere gotiche a ricordo della primitiva edificazione.

Un’altra parrocchia facente parte delle sette appartenenti al comune di Valdobbiadene è quella dei SS. Vito e Modesto. Qui vi è un Santuario dedicato alla Madonna di Caravaggio. Inizialmente era un piccolo oratorio edificato nell’arco di un mese: iniziato il 24 aprile 1826, terminato il 20 maggio e inaugurato il successivo 26 maggio, anniversario dell’apparizione della Madonna a Caravaggio. L’oratorio era meta di pellegrinaggi e la sua fama si diffuse rapidamente per le innumerevoli grazie ricevute. Per questo si decise di ampliarlo, su disegno neoclassico di Andrea Bon, e farlo diventare Santuario. Fu ultimato nel 1840.

(Autore: Giovanna Capretta).
(Foto e video: Qdpnews.it © riproduzione riservata).
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