Valdobbiadene, la malattia mentale nella Grande Guerra raccontata nel libro di Giulia Gallon e Mara Conte

E’ stato pubblicato, nei giorni scorsi, il nuovo e primo libro scritto da Giulia Gallon, 40 anni, assieme alla madre Mara Conte, 60 anni, di San Giovanni di Valdobbiadene che affronta il tema della malattia mentale durante il periodo della prima guerra mondiale ed in particolare tratta dell’ospedale psichiatrico di San Servolo nella laguna veneziana.

Mara, che ha lavorato nel sociale e fa parte dell’associazione culturale di rievocazione storica Sentinelle del Lagazuoi con sede a Conegliano, ha trasmesso alla figlia Giulia, titolare assieme al compagno della palestra Bodystarfit di Vidor, la passione per la storia e per i racconti della Grande Guerra. 

Il libro, dal titolo: “La mente e la trincea. La malattia mentale nella Grande Guerra. Il maniconio di San Servolo”, edito da Edizioni Gino Rossato, ha preso spunto dall’argomento scelto da Giulia per la sua tesi di laurea in Scienze Politiche e delle Relazioni Internazionali conseguita all’Università di Camerino.

Giulia, come è nata l’idea di questo libro?

Il mio interesse per queste tematiche si lega all’infanzia poiché mia nonna materna lavorò per molti anni alla Casa di Salute Femminile di Valdobbiadene (succursale dell’ex Ospedale Psichiatrico Sant’Artemio di Treviso), raccontandomi molte delle esperienze vissute in quel contesto. Mia madre inoltre fin dalla tenera età mi condusse nei luoghi della Grande Guerra raccontandomi storie e suggestioni del periodo. Molti anni dopo, la scelta della mia tesi di laurea si presentò quasi spontanea visto che questa tematica mi apparteneva da sempre. Il desiderio di trasformare tale lavoro in un libro risponde essenzialmente al bisogno di raccontare le storie di tante persone perse tra le pieghe del tempo. Sembrava infatti un peccato chiudere tante vicende in un cassetto.

Giulia, di cosa si tratta?

Si tratta di uno studio approfondito riguardo alle dinamiche intercorrenti fra malattia mentale e Grande Guerra. L’opera vede una parte introduttiva, dove si analizzano le origini della tematica parlando delle peculiarità legate al concetto di follia nel contesto della guerra moderna. La narrazione prosegue poi con un excursus sulle principali malattie emerse in quel periodo storico e sulle cure sperimentate per le problematiche. Il corpo centrale del lavoro si basa sull’analisi del caso San Servolo condotta attraverso le sue cartelle cliniche. Il marchio di un conflitto globale, tuttavia, tocca ogni substrato del vivere civile. La parte finale del libro affronta questa realtà dando rilievo al pesante retaggio lasciato dalla guerra sulla collettività.

Giulia, può anticiparci un aneddoto descritto nel testo?

Sicuramente si presenta interessante la vicenda di un soldato ricoverato al San Servolo in seguito a uno stato di eccitamento. Quest’uomo, trovato nella piazza del paese completamente svestito ed in preda ad una forte agitazione, si ribellò in modo energico ai ripetuti tentativi di coprirlo. Urlando tutto il suo rancore contro la vita militare e asserendo di accettare la morte piuttosto di indossare nuovamente la divisa, egli testimoniò la portata degli orrori patiti al fronte trasfigurandoli nel suo odio per la vita di guerra. Il soldato paragonava la veste militare alla sua nemesi, vedendo in essa la quintessenza di tutti i mali. Questo rappresenta solo un esempio della ricca casistica affrontata nel volume.

Mara, come hai saputo trasmettere a tua figlia la passione per la storia locale?

Durante la mia infanzia i nonni materni e paterni accompagnarono la mia crescita con i racconti degli Alpini, le loro parate e le loro canzoni. Per me divenne quindi naturale trasmettere i miei valori a Giulia. I nostri dialoghi, infatti, si incentravano spesso sulle mie passioni, incentivate dalle sue frequentissime domande e curiosità.

Mara, dove avete recuperato le informazioni e quale lavoro di ricerca storica avete fatto?

Il lavoro affonda le sue radici nella Rivista Sperimentale di Freniatria, il più antico periodico scientifico italiano di psichiatria (1875). In seguito la trattazione si incentra sul materiale documentale clinico dell’ex manicomio di San Servolo, per poi passare a racconti dei reduci del conflitto raccolti negli anni. Il lavoro si incentra sulla creazione di un filo logico strutturato coerentemente per accompagnare il lettore attraverso la storia, conducendolo a conoscere nel complesso la vera portata della malattia mentale in una società sconvolta dagli eventi.


(Foto: Mara Conte – Giulia Gallon).
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