La giornata mondiale dell’Alzheimer, istituita nel 1994 dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) e dall’Alzheimer’s Disease International (ADI), rappresenta in tutto il mondo un momento di informazione e coinvolgimento. L’Ulss 2 la celebra, il 18 settembre con un convegno dal titolo “Telemedicina e arte dopo il Covid-19”, in programma dalle 08 alle 13, in modalità teleconferenza. Nel corso dell’evento saranno presentati i risultati di un’indagine nazionale volta a rilevare la situazione di pazienti con deficit cognitivi e dei loro familiari nel periodo di lockdown.
Il centro per i disturbi cognitivi e le demenze (Cdcd) dell’Ulss 2 ha partecipato allo studio, promosso dalla Società Scientifica Sindem (Società Italiana di Neurologia per le Demenze), volto a rilevare la situazione di pazienti con deficit cognitivi e dei loro familiari nel periodo di lockdown. Il lavoro, dal titolo “Behavioral and Psychological Effects of Coronavirus Disease-19 Quarantine in Patients With Dementia”, è stato pubblicato nei giorni scorsi dalla rivista scientifica “Frontiers in Psychiatry/ Aging Psychiatry”.
All’indagine hanno partecipato 4.913 caregiver. Un aumento dei disturbi del comportamento è stato rilevato nel 59,6% dei pazienti, come peggioramento di sintomi preesistenti (51,9%) o come nuova insorgenza (26%): nel 27,6% di casi è stato necessario potenziare la terapia. Irritabilità, apatia, agitazione e ansia sono stati i sintomi di peggioramento riportati più frequentemente e disturbi del sonno e irritabilità i nuovi sintomi più frequenti. Il profilo dei disturbi del comportamento variava in base al tipo di demenza, alla gravità della malattia e al sesso dei pazienti. Ansia e depressione erano associate a una diagnosi di Alzheimer, malattia da lieve a moderata gravità e al genere femminile. La demenza a corpi di Lewy (DLB) era significativamente associata a un rischio più elevato di peggioramento delle allucinazioni e a disturbi del sonno..
“Nella Marca – sottolinea Maurizio Gallucci, coordinatore dei Cdc dell’Ulss 2 – si stimano oltre 14.000 pazienti con demenza, con più di 3.500 nuovi casi ogni anno. Questi dati, insieme all’incremento demografico della popolazione anziana, suggeriscono la necessità di ricercare sempre nuovi strumenti, quali appunto anche Telemedicina e l’Arte, per curare al meglio i nostri pazienti con deficit cognitivi”.
(Fonte: Ulss2 Marca Trevigiana).
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