Un gruppo di ricercatori italiani e stranieri hanno studiato le implicazioni delle alterazioni olfattive nel Covid 19. Nel gruppo di ricerca ci sono specialisti dell’unità operativa di foniatria e audiologia dell’ospedale Ca’ Foncello di Treviso, coordinati da Cosimo de Filippis, direttore della scuola di specializzazione in audiologia e foniatria dell’università di Padova.
È, questo, il secondo studio sull’argomento cui partecipano specialisti del nosocomio trevigiano: si affianca, infatti, a quello realizzato da alcuni specialisti dell’Unità Operativa di Orl.
“Nell’ambito dello studio cui abbiamo partecipato – sottolinea il professor de Filippis – sono stati analizzati 417 pazienti provenienti da 12 ospedali in 4 diversi paesi (Spagna, Belgio, Francia e Italia). Tra le conclusioni, emerge che il 79% dei pazienti analizzati non presentava sintomi come ostruzione nasale o naso che cola, sintomi comunemente associati ad altre infezioni virali a livello nasale. È inoltre significativa, maggiore del 60%, l’alterazione dell’olfatto, e in questa percentuale la maggiore propensione delle donne. Per quanto riguarda il gusto, l’88% dei pazienti ha riscontrato difficoltà nell’identificare aromi diversi come dolce, salato o amaro”.
“Al momento, ovviamente, i risultati sono preliminari e non consentono ancora di comprendere appieno il significato di questo sintomo nella malattia o la percentuale di pazienti che è riuscita a recuperare. Tuttavia, il loro monitoraggio ci aiuterà a raccogliere una maggiore quantità di dati per offrire informazioni corrette e soprattutto indicazioni terapeutiche ai nostri pazienti”.
Un altro importante contributo scientifico è stato apportato da de Filippis, in collaborazione con il dottor Andrea Lovato sempre del gruppo Treviso-Università di Padova con la pubblicazione del “Ear, Nose & Throat Journal” che ha effettuato una metanalisi su più di 1500 pazienti Covid 19. Questa revisione ha evidenziato una prevalenza significativa dei sintomi come mal di gola, naso chiuso, perdita di olfatto, alterazione del gusto, confermando i dati del precedente lavoro.
“Gli scenari che ipotizziamo sono i seguenti: in alcuni soggetti il virus potrebbe infettare il sistema olfattivo e arrivare fino alla corteccia olfattiva dell’encefalo, in altri soggetti il virus potrebbe infettare i polmoni, per azione diretta di goccioline respirate nell’aria, oppure attraverso un meccanismo “a doccia”, in cui le particelle virali cadono verso il basso, dalla mucosa olfattiva verso i polmoni. In un numero ristretto di pazienti, infine, il virus potrebbe interessare una parte più ampia dell’encefalo, per diffusione dalla corteccia olfattiva o perché vi arriva attraverso la circolazione” dice il professore de Filippis.
(Fonte: Ulss2 Marca Trevigiana).
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