A un mese e mezzo dall’inizio dell’emergenza Covid-19 si è registrata in Veneto una perdita netta di circa 35-40 mila posti di lavoro dipendente tra mancate assunzioni e diminuzione effettiva delle posizioni lavorative, pari a circa il 2% dell’occupazione dipendente complessiva.
Tale flessione ha comportato l’avvio di una fase negativa, in un contesto che già dall’autunno del 2019 e in questo inizio di 2020 aveva mostrato evidenti segnali di rallentamento.
I dati di Veneto Lavoro, aggiornati al 5 aprile 2020, confermano dunque le pesanti ripercussioni della crisi sanitaria sulle dinamiche dell’occupazione regionale.
Nel calo sono coinvolte tutte le tipologie contrattuali: i contratti a tempo indeterminato mostrano una flessione di 6.900 rapporti di lavoro rispetto al risultato di un anno fa, meno 3.000 per l’apprendistato, meno 30.000 per i contratti a termine, che includono anche i rapporti di lavoro stagionali per i quali le assunzioni sono diminuite del 64%.
Le attività turistiche e commerciali appaiono infatti quelle che maggiormente scontano e sconteranno gli effetti della pandemia e con l’esordio della crisi Covid-19 hanno lasciato sul terreno circa 20.000 posizioni di lavoro.
L’intero tessuto produttivo risulta in sofferenza, con riduzioni medie di oltre il 50% rispetto allo stesso periodo del 2019.
Agricoltura, industria alimentare, sanità e servizi sociali, industria farmaceutica, chimica-plastica, servizi informatici e vigilanza sono tra i pochi comparti che riescono a contenere il calo delle assunzioni attorno al 20%.
“È un bollettino di guerra, e non si salva nessuno. Questo virus non arreca solo danni al corpo, ma anche alla vita quotidiana di un’intera Nazione, senza distinzioni tra giovani e meno giovani, donne ed uomini, è peggiore della crisi sanitaria” – afferma Elena Donazzan, assessore regionale al lavoro del Veneto.
“Ho voluto sin da subito – prosegue – grazie all’Osservatorio del mercato del lavoro di Veneto Lavoro, avere il polso della situazione del nostro territorio, nei suoi diversi settori e nelle differenti tipologie contrattuali: è una pandemia, e gli strumenti ordinari si stanno dimostrando insufficienti. Mi riferisco agli ammortizzatori sociali, alla loro configurazione ed anche alla copertura”.
“Dobbiamo salvare la nostra economia con strumenti straordinari ed eccezionali: lo abbiamo fatto per la sanità, parimenti dobbiamo farlo per le imprese e per i posti di lavoro” – conclude Donazzan.
(Fonte: Regione Veneto).
(Foto: web).
#Qdpnews.it