Il declino della popolazione di api è un problema planetario. Eppure, ciascuno di noi può fare qualcosa per invertire la rotta, a partire da terrazzi e balconi sino ad arrivare a giardini e parchi cittadini.
Negli ultimi anni si è fatto un gran parlare della drastica diminuzione del numero di api. Sono numerosi i dati scientifici che supportano la tesi per la quale la popolazione mondiale di questi insetti sta rapidamente declinando, in buona parte a causa dell’inquinamento ambientale prodotto dall’uomo e, a quanto pare, soprattutto a causa di alcuni prodotti chimici che stanno decimando gli alveari.
Il problema è molto ampio e riguarda una scala che possiamo definire globale. Intervenire per invertire questa tendenza è un dovere primario non solo per evitare un’importante perdita di biodiversità ma anche per impedire il collasso di molte specie vegetali che basano la propria esistenza sull’impollinazione da parte delle api. Inutile aggiungere poi che molte delle piante dalle quali dipendiamo noi umani per l’alimentazione non potrebbero esistere se venisse meno l’attività di questi preziosi insetti.
Trovare una soluzione su scala locale non è quindi possibile; eppure, anche nei contesti privati più piccoli – per non parlare delle potenzialità dei piccoli e medi Comuni italiani – si possono mettere in atto strategie capaci di incrementare le popolazioni di insetti utili. In contesti sempre più urbanizzati, infatti, sono numerosi gli insetti che non dispongono più di ripari e di cibo sufficienti per prosperare. Evitare l’uso di prodotti insetticidi è solo il primo passo per condizionare positivamente le popolazioni di insetti presenti all’interno delle nostre città. In questa direzione, tra l’altro, si muovono anche diverse normative riguardanti l’uso sostenibile dei prodotti fitosanitari. Un secondo passo, probabilmente ancora più importante, è costituito da tutti quegli sforzi tesi alla ricostruzione di un ambiente urbano quanto più vicino a quella che dovrebbe essere la naturalità dei luoghi.
Come ricostruire un ambiente naturale?
Un giardino di carattere naturalistico è quello che occorre per incentivare il ritorno degli insetti utili all’interno delle nostre città e per sostenere le popolazioni degli insetti già presenti. È del tutto evidente che la tipologia di “naturalità” dipende fortemente dalle caratteristiche dell’ambiente circostante a quello dove vogliamo ricreare l’ecosistema verde. Per tutti coloro che abitano in ambienti di interfaccia tra l’urbano e il rurale o, addirittura, si trovano a confinare con ambienti di foresta, il consiglio migliore è quello di prendere ispirazione da quanto è già presente nei terreni adiacenti. Piccoli corsi d’acqua, aree boscate (anche di modesto pregio), filari campestri, formazioni arbustive polispecifiche sono tutti elementi da prendere in grande considerazione per permettere al paesaggio – e alle valenze ecosistemiche che questo comporta – di entrare all’interno della nostra proprietà e di aumentarne il valore dal punto di vista naturalistico oltre che estetico-ornamentale. Ampio spazio quindi a tutte le piante arboree e arbustive capaci di coniugare le potenzialità ornamentali proprie di un’area a carattere giardinistico con gli aspetti più utili per il sostentamento degli insetti, con particolare riferimento ai fattori prettamente alimentari.
Se lo spazio a disposizione è esiguo, magari ridotto a un balcone o un terrazzo, non lasciamoci scoraggiare: possiamo sostenere la causa entomologica molto più di quanto siamo in grado di immaginare. In questo caso, ovviamente, la scelta vegetazionale dovrà essere orientata verso arbusti di medie o piccole dimensioni nonché verso l’ampia disponibilità di specie erbacee (eventualmente perenni).
La ricostruzione di un ambiente quanto più simile a quello naturale non è un vantaggio esclusivo dell’entomofauna. Successivamente all’instaurarsi di una buona popolazione di insetti, infatti, si assisterà a un pronto aumento dell’avifauna e dei piccoli mammiferi.
Alberi per nutrire
Molto probabilmente, se si facesse un sondaggio tra gli addetti ai lavori, il tiglio sarebbe la specie arborea più indicata per il sostentamento delle api, perlomeno ovviamente tra le specie arboree che sono più diffuse in città. Non è infatti infrequente sentire il ronzio di questi laboriosi insetti lungo i viali di tigli; tuttavia, occorre considerare che la fioritura di questi alberi avviene in un periodo relativamente concentrato al termine della primavera. Per sostenere a lungo le api nel corso delle varie stagioni è opportuno inserire all’interno dei nostri giardini e dei parchi urbani specie vegetali attrattive e capaci di fiorire – e quindi produrre nettare – anche nei mesi meno “coperti” dalle specie arboree più diffuse. All’inizio della primavera, per esempio, un ottimo supporto può essere fornito da alberi come Cercis canadensis o Acer rubrum, facilmente reperibili anche nei vivai, per poi continuare con le numerose varietà disponibili di Prunus sp. (genere cui appartiene il ciliegio) o di Malus sp. (genere cui appartiene il melo). In piena estate un ruolo importante può essere giocato dall’albero dei tulipani (Liriodendron tulipifera) mentre nel mese di settembre diviene fondamentale – oltre che molto bella – la fioritura della sofora (Sophora japonica). Infine, non è da sottovalutare il ruolo di molte specie che presentano un’impollinazione tendenzialmente anemofila (ossia mediata dal vento e non da insetti), le quali possono in ogni caso fornire una buona integrazione alimentare per le api. Si tratta di specie come il frassino, l’olmo, la quercia, il pioppo e il salice.
Tre arbusti per giardini e terrazzi
Il calicanto (Chimonanthus praecox) è un grande arbusto del tutto sottovalutato. Fiorisce nel periodo invernale quando si prodiga in una profumatissima fioritura, decisamente fuori stagione rispetto alla maggior parte delle altre piante ornamentali di interesse giardinistico. Si tratta di una vera e propria manna per le api da miele che si prestano a superare i freddi rigori invernali. Il suo nettare è una sferzata di energia, una pronta ricarica per avviarsi a un’intensa attività primaverile ed estiva. Il rovescio della medaglia di questo interessante arbusto è costituito dal suo modesto valore paesaggistico nel corso della bella stagione quando predomina un ordinario colore verde del fogliame. Per questo motivo, pertanto, è opportuno porlo a dimora all’interno di gruppi polispecifici al fine di avere la giusta combinazione di colori nel corso delle varie stagioni.
Un secondo arbusto di grande interesse per gli insetti è il corbezzolo (Arbutus unedo). Un grande arbusto sempreverde dal sapore tipicamente mediterraneo che, dopo l’abbondante fioritura, produce numerosi frutti commestibili simili a piccole palline di colore rosso o aranciato. Si tratta di una specie che resiste bene al sole, alla siccità e anche al vento, perfetta quindi per un giardino in riva al mare, ma che si adatta molto bene anche a un clima più continentale.
Un terzo arbusto molto fiorifero che può dare un buon supporto alla popolazione di api è costituito dall’abelia (Abelia grandiflora), specie già diffusa nei nostri giardini. Sul mercato sono reperibili numerose specie e varietà, quasi tutte sempreverdi o semi-sempreverdi (queste ultime perdono il fogliame solo in occasione di inverni con temperature rigide). Si tratta di una specie di facile coltivazione che non richiede particolari cure colturali se non interventi di lieve potatura per il contenimento di rami vigorosi e fuori sagoma.
Piccole piante da balcone
Se lo spazio disponibile non è molto – o se per qualsiasi ragione non possono essere messe a dimora piante arboree e arbustive – si può ricorrere all’uso di piante erbacee. La borragine (Borago officinalis) è una delle specie predilette dalle api, ha un discreto valore ornamentale ed è molto apprezzata come pianta aromatica. Un’altra specie di sicuro interesse è il tagete (Tagetes sp.), molto gradita agli insetti utili e funzionale, tra l’altro, ad allontanare alcuni “ospiti indesiderati” dagli orti. Da non dimenticare, poi, le salvie che giocano un notevole ruolo sul fronte del supporto alla biodiversità, al pari della maggior parte delle piante appartenenti alle Lamiaceae, famiglia della quale fanno parte piante diffuse come rosmarino, melissa, santoreggia, nepeta, timo.
Autore: Luca Masotto – Sistema Ratio Centro Studi Castelli