Il Tarassaco (Taraxacum officinale) è un’erba selvatica, commestibile in ogni sua parte, appartenente alla famiglia delle Asteracee.
È diffuso in tutta Italia, dalla pianura fino alla montagna, è uno dei primi fiori che vediamo sbocciare nei prati alla fine dell’inverno.
Come si presenta
Forma un piccolo cespo di foglie verde brillante, con importante nervatura centrale, allungate e con margine dentato, che gli danno l’appellativo di “dente di leone”.
Conosciamo tutti, fin da bambini, i suoi gialli “capolini” che ravvivano i campi, anche nelle giornate fredde e grigie danno una nota di colore.
Il tipico soffione, in botanica chiamato “pappo”, rappresenta la sua infruttescenza, con tanti semi attaccati a piumini bianchi e leggeri, che con un soffio di vento volano lontani.
Questa è una strategia che la natura ha adottato per diffondere maggiormente nell’ambiente questa rustica specie!
L’utilizzo
Il Tarassaco è conosciuto nel nostro territorio e usato nell’alimentazione da millenni, le sue foglie amarognole rappresentano un gustoso contorno.
Viene citato persino nella Sacra Bibbia, come accompagnamento per l’agnello arrosto in occasione della Pasqua Ebraica.
I suoi boccioli possono essere utilizzati come i capperi e i suoi fiori sono dolci e utilizzati per delicati dessert.
Proprietà
É ricco di fibre, sali minerali, vitamine A, B, C e D e la sostanza amaricante tarassicina.
Questi componenti formano un salutare “fitocomplesso” che ha proprietà toniche, diuretiche, depurative, digestive ed epatoprotettive.
Anche la sua radice a fittone, che veniva tostata e macinata, si utilizzava nel passato, per realizzare un surrogato del caffè.
Dal medioevo, grazie ai monaci delle abbazie, oltre all’uso alimentare, vengono conosciute le sue caratteristiche terapeutiche.
Anche oggi si valorizzano le sue proprietà diuretiche e depurative per il fegato e i suoi usi in erboristeria riguardano soprattutto tisane e decotti.
Il tarassaco non ha particolari controindicazioni, se non nel fatto che può incrementare temporaneamente l’acidità gastrica, quindi è bene non consumarne troppo se si soffre di gastrite.
Autore: Maria Rosa Macchiella