L’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) ha definito l’obesità come “l’epidemia del nuovo millennio”. A preoccupare la comunità scientifica internazionale sono, soprattutto, i dati relativi all’obesità infantile, fenomeno in crescita a livello globale, che sta colpendo sempre più anche i Paesi a medio e basso reddito, come ad esempio, Cina, Messico e Thailandia, dove all’aumentare della sedentarietà e dell’accesso a cibi pronti, non corrisponde una corretta informazione sui rischi di una cattiva alimentazione e neanche politiche di prevenzione ed educazione adeguate.
Un recente studio dell’Imperial College di Londra e dell’Organizzazione mondiale della sanità, ha evidenziato come il numero di bambini e adolescenti obesi (tra i 5 e 19 anni) è aumentato di 10 volte negli ultimi 40 anni.
In Italia, grazie al successo delle campagne di educazione, l’obesità infantile è in progressiva diminuzione, tuttavia non si può ancora abbassare la guardia, poiché il fenomeno è diffuso, nel nostro Paese come in altri considerati culla della Dieta Mediterranea.
I maggiori tassi di obesità infantile in Europa si registrano, infatti, in Grecia, Spagna, Italia e Malta, soprattutto nella fascia d’età 11-15 anni.
Più di 800 milioni di persone nel mondo non hanno accesso al cibo, secondo i dati della FAO, eppure l’obesità, non solo infantile, riguarda circa 2 miliardi di persone a livello globale, di cui circa 41 milioni sono bambini con meno di 5 anni, in particolare nelle famiglie con fasce di reddito medio-basse.
Ma quali sono le cause e le conseguenze dell’obesità, in particolare nei bambini?
Obesità infantile: cause multifattoriali
Per l’Oms non ci sono dubbi: l’obesità infantile è dovuta soprattutto ai cosiddetti junk food e alle bevande zuccherate, tuttavia, a livello generale, le cause sono multifattoriali poiché riguardano l’alimentazione, la sedentarietà, la predisposizione e anche una scarsa percezione del grado di sovrappeso dei figli da parte dei genitori.
Principali cause dell’obesità infantile:
• Abitudini alimentari errate.
• Carenza di attività fisica.
• Cause genetiche.
• Cause psicologiche.
• Cause di tipo sociale ed economico che portano le famiglie con reddito e livello di istruzione bassi, ad acquistare prodotti di scarsa qualità, scegliendo in base al costo più conveniente.
Possiamo tuttavia concludere che, nonostante l’accumulo eccessivo di grasso nel corpo sia collegato a vari fattori, fra cui la predisposizione genetica e lo stato psicologico, in termini generali le cause fondamentali dell’aumento dell’obesità sono da ricercare negli stili di vita: si tratta, quindi, di una condizione ampiamente prevenibile, a patto che se ne riconosca la gravità e si intervenga in tempo.
Quali sono i rischi dell’obesità per la salute dei bambini?
I bambini devono essere educati a corretti stili di vita in primis attraverso l’esempio dei genitori, anche perché sono i soggetti più a rischio in quanto vengono influenzati dallo stile di vita della famiglia, del contesto sociale in cui vivono e, molto spesso, dell’eccessiva esposizione a pubblicità che promuovono merendine, dolci, snack salati e bevande gassate.
Le conseguenze dell’obesità infantile per la salute sono molto serie: nel 50% dei casi, se non si interviene in modo adeguato, la situazione non si risolve o addirittura peggiora e un bambino obeso rischia di diventare un adulto obeso.
Tra i rischi dell’obesità infantile per la salute, vanno ricordati:
• steatosi epatica;
• diabete;
• aumento della pressione arteriosa;
• malattie cardiovascolari e respiratorie;
• cancro.
La parola d’ordine è prevenzione
La prevenzione è lo strumento principale per contrastare l’obesità infantile, per cui la famiglia e la scuola giocano un ruolo molto importante.
Non sono però gli unici attori che intervengono nella presa in carico della salute del bambino: occorre partire dalla promozione di uno stile di vita sano, che coinvolga il bambino e la famiglia che devono essere seguiti da un pediatra, figura fondamentale nella prevenzione e nella cura dell’obesità.
Il pediatra, infatti, è in grado di misurare peso e statura del bambino per calcolare l’indice di massa corporea (BMI), confrontando poi il risultato con le tabelle di popolazione e collocandolo in una determinata fascia: a seconda di questo posizionamento, è possibile capire se, superata una certa soglia, il BMI è espressione di sovrappeso o di obesità, prendendo, di conseguenza, le opportune misure correttive.
Lo sport e la dieta
Infine, gli altri aspetti da considerare nella prevenzione e nel contrasto dell’obesità infantile, sono sport e dieta sana, ricordandosi anche che i primi 1.000 giorni di vita sono fondamentali per molti aspetti della vita futura del bambino e della sua salute.
Per quanto riguarda gli obiettivi nutrizionali, oltre all’importanza di allattare al seno dalla nascita del bambino fino almeno ai 6 mesi, i primi due anni sono particolarmente delicati perché è in questa fase che il bambino tende a maturare a livello cerebrale le strutture nervose che gli permettono di regolare in maniera efficace fame e sazietà.
Dai due anni in poi, l’alimentazione può essere liberalizzata, prediligendo alimenti sani, cibi di stagione e continuando a prestare la massima attenzione all’equilibrio dei nutrienti, evitando di aggiungere sale agli alimenti e riducendo il più possibile prodotti confezionati e zuccherati.
Foto: archivio Qdpnews.it
Autore: Elena Rizzo Nervo – Sistema Ratio Centro Studi Castelli