Agriturismo ed ecoturismo: la differenza sta nei prefissi “agri” ed “eco”, “naturalmente” opposti tra loro: vediamo il perché

Il termine “agri” deriva dal latino “ager”, che vuol dire campo coltivato. L’Italia ha più di 2 mila anni di storia di raffinate tecniche agricole, e sono molte le parole della nostra lingua che hanno a che fare con la terra coltivata, come ad esempio “agricoltura”, “agricolo”, “agronomo”, “agreste”, “agrimensura” ecc. Inoltre, la parola “agri” viene spesso utilizzata come prefisso per indicare il legame con la terra e l’agricoltura, come appunto “agriturismo”, “agroalimentare” e “agroindustria”.

Agriturismo quindi significa viaggiare e/o soggiornare in strutture ricettive situate in zone agricole o rurali, sperimentare e partecipare alle attività legate alla vita in campagna, alla coltivazione dei prodotti agricoli, all’allevamento di animali domestici e alla produzione di alimenti tipici del territorio. In alcuni casi gli agriturismi offrono anche servizi come ristoranti, attività sportive e ricreative, corsi di cucina e degustazioni di vini e altri prodotti tipici.

Il comune denominatore dell’agriturismo, in tutte le sue declinazioni, è quindi la condivisione culturale di come siamo riusciti a trasformare alcune specie selvatiche di animali e di piante in specie domestiche e di come siamo riusciti a lavorare i loro prodotti derivati. Parliamo di un processo che dura più o meno da 10 mila anni, da quando abbiamo “inventato” l’agricoltura.

Le specie obiettivo dell’ecoturismo, all’opposto dell’agriturismo, non sono specie e razze di animali domestici (cani, gatti, maiali, canarini, capre, pecore, vacche, galline ecc…) e loro derivati (carne, casatella, gorgonzola, pecorino, yogurt, lana merino o cachmere ecc…) o specie e cultivar di vegetali (radicchio, mele, pomodori, pannocchie, vitigni ecc…), ma specie selvatiche, cioè animali e piante che non sono stati manipolati dall’uomo attraverso la selezione artificiale ma presentano una grande diversità perché soggetti dalla selezione naturale, quella che scientificamente si chiama “biodiversità”.

Il 2002 è stato l’anno dell’ecoturismo. Cominciamo a rendere l’ecoturismo una voce importante del nostro territorio, è lo strumento più efficace per condividere culturalmente i rapporti fondamentali che ci legano alle altre specie viventi, quelle selvatiche, quelle “naturali”. La biodiversità del nostro territorio è in grado di diventare una meta ecoturistica significativa. È un frutto che la nostra terra, diversamente dall’ager, ci offre “naturalmente”, senza alcuna manipolazione umana. Coglierlo è una necessità per i nostri figli.

(Foto: Freepik).
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