Per una sola salute

Un’aquila di mare

Di che stavano discutendo biologi, medici e medici veterinari attorno ad un tavolo ministeriale del Bundestag la scorsa settimana?

Per capirlo dobbiamo tornare ai primi giorni di maggio quando, alle 5 del mattino, arrivano una decina di macchine in uno dei parcheggi del Parco nazionale di Jasmund dalle quali scendono gli stessi biologi, medici umani e medici veterinari. Ma che ci fanno tutti lì alle 5 del mattino?

Siamo in Germania, nel Meclemburgo, proprio di fronte al Mar Baltico, nelle faggete che l’UNESCO ha inserito nella lista dei patrimoni dell’umanità, e il gruppo di medici e scienziati si sta incamminando verso l’albero dove è stato localizzato un vecchio nido di aquila di mare (Haliaeetus albicilla).

L’uscita all’alba sarà solo una delle tante per radunare menti diverse che lavorano assieme per lo stesso scopo: ONE HEALTH (UNA SOLA SALUTE).

Che l’uomo, gli altri animali e l’ambiente siano tre elementi inscindibili è una verità che dobbiamo ad Aristotele (tanto per rimanere europocentrici); la salute di uno influenza la salute degli altri, e viceversa, come gli antichi greci ci insegnano da più di due millenni.

Nel corso della storia, tale relazione era ben conosciuta e condivisa. Solo in epoca piuttosto recente la nostra specie ha sottovalutato, se non totalmente ignorato, questa relazione.
Caccia indiscriminata, inquinamento e altri impatti ambientali umani hanno contribuito a destabilizzare gli ecosistemi, con conseguenze negative per la salute di tutti.

Nel XXI secolo, la consapevolezza di questa interdipendenza è finalmente ricresciuta ed è così che è nato l’approccio One Health (una sola salute), che considera la salute umana, degli altri animali e dell’ambiente come un’unica entità.

L’approccio One Health si basa su tre principi fondamentali; la prevenzione è meglio della cura (importante intervenire per prevenire le malattie, piuttosto che curarle una volta che si sono manifestate), la collaborazione è fondamentale (solo un approccio multidisciplinare è in grado di affrontare le complesse sfide della salute globale) e la sostenibilità, che è ormai diventata una componente essenziale di qualsiasi attività umana (la gestione sostenibile ambientale è diventata uno strumento necessario per garantire la salute di tutti gli esseri viventi).

È con queste premesse, quindi, che il gruppo, come dire solo apparentemente eterogeneo, discutono di aquile di mare; questa specie non migra, ma le aquile adulte catturano e mangiano uccelli migratori che diventano cibo per gli aquilotti. Un prelievo di sangue dagli aquilotti sarà in grado di identificare tutti i di agenti patogeni (come virus, batteri, protozoi etc…) che potrebbero aver contratto dalle loro prede migratorie e degli anticorpi della madre, segno di infezioni passate.

Sappiamo che il cambiamento climatico sta già modellando i viaggi di alcuni uccelli, l’aumento delle temperature e dei tassi di umidità influenzano le scelte dei migratori, il tempo in cui stazionano nelle tappe dei loro viaggi e i patogeni che incontrano. L’ecoetologia dei migratori, la natura degli agenti patogeni, gli insetti e altri vettori che contribuiscono alla loro diffusione, nonché le abitudini e gli effetti degli esseri umani sul paesaggio sono le risposte che l’approccio ONE HEALTH cerca nel sangue dell’aquila di mare.

Un pianeta, una salute. Dell’aquila di mare e di chi legge queste righe.

Ps. È da una settima che un’aquila di mare è osservabile nella riserva naturale delle Foci dell’Isonzo, in provincia di Gorizia. Non perdete questo spettacolo che la natura vi offre!

(Foto: Qdpnews.it).
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