“Troppi” o “nessuno”, ma per chi?

Bestiario. “Troppi” o “nessuno”, ma per chi?

Quanti orsi, lupi, cervi, cinghiali, caprioli, lepri, fagiani, cormorani, beccacini o edredoni ci sono nel mio territorio (comune, provincia, regione, Alpi, Appennini…)? Provate a fare una domanda simile al vostro vicino del momento. La maggior parte vi risponderà con un “troppi”, “tanti”, “pochi”, “ce ne vorrebbero di più”, e tanto altro.

Qualche saggio vi risponderà con un non lo so, ma saranno pochissimi.

Anche se il vostro interlocutore non lo sa, vi informerà di sicuro sulle sue opinioni o quelle del nonno cacciatore o sostenitore di qualche associazione ambientalista o animalista che, in quanto tali, sono in grado di esprimere ipotesi e tesi sulla coesistenza e consistenza di qualsiasi specie.

Provate a chiedere anche quanti (orsi, lupi……….) ce ne potrebbero essere e quanti ce ne dovrebbero essere? Anche in questo caso saranno pochissimi gli interlocutori che si lasceranno scoraggiare dalla complessità della domanda. Ognuno vi esprimerà il proprio credo sulla migliore condivisione dello spazio tra noi umani e tutto il resto della zoologia conosciuta.

Quanto valgono queste opinioni?

Tantissimo. Perché è su queste opinioni che la classe politica basa le proprie scelte.

Ignorare i dati scientifici e abbandonarsi al proprio credo è un sintomo dei nostri tempi quando affrontiamo la gestione faunistica.

Sapere la consistenza delle specie animali, quanti animali dovrebbero vivere in un determinato territorio e quanti invece potrebbero vivere sono tre numeri completamente diversi che la biologia della conservazione ci fornisce.

È da dati come questi, frutto di processi scientifici, che si dovrebbe partire per poi arrivare ad una mediazione culturale per stabilire il numero di animali con cui siamo disposti a condividere il nostro spazio.

L’alternativa è quella di scontrarci con gli odierni “troppi” o “nessuno”.

Ma “troppi” o “nessuno” per chi?

(Foto: Qdpnews.it riproduzione riservata).
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