Le passeggiate solitarie sono diventate ormai un vero e proprio miraggio, ovunque decidiate di andare loro sono ancora lì, in agguato, vi aspettano come nessuno mai, sono loro, le zanzare tigri (Aedes albopictus).
Originaria del Sudest asiatico (dall’India al Giappone), delle isole dell’Oceano Indiano e del Madagascar, dalla fine del secolo scorso la zanzara tigre ha cominciato a colonizzare gli Stati Uniti, il Canada e l’America Latina. Le prime segnalazioni europee risalgono al 1979, in Albania. L’Italia risulta essere il paese europeo più infestato; segnalata dal 1990 in Veneto, la zanzara tigre si è diffusa rapidamente in tutta la penisola al di sotto dei 600 metri di altitudine.
Dall’inizio del secolo la si trova anche in Francia, Grecia, Slovenia, Romania, Bulgaria, Russia, mentre sembra (finora) più occasionale la sua presenza nell’Europa centrale, anche se dal 2003 è stata più volte segnalata in Svizzera, nel Canton Ticino.
Il suo colonialismo è il risultato della sua formidabile ecologia. È passata dalle foreste tropicali alle metropoli di tutto il mondo grazie ad una adattabilità riproduttiva che le ha permesso di sfruttare i copertoni d’auto abbandonati all’aperto come focolai larvali. È stato il commercio degli pneumatici da rigenerare il mezzo di diffusione della zanzara tigre dal Sudest asiatico al resto del pianeta.
Ma che fare quando le temperature e il tasso di umidità sono così distanti da quelli necessari allo sviluppo dell’insetto? Semplice (si fa per dire); il suo “orologio biologico” la avverte che la temperatura e umidità risultano insufficienti per lo sviluppo delle uova “normali” e così depone “uova diapausanti” che si schiuderanno solo quando le condizioni climatiche, torneranno a essere favorevoli allo sviluppo della nuova generazione.
Sulla nostra pelle si trova quindi “una delle invasioni animali di maggior successo della storia” (esclusa la nostra specie, ovviamente!)
Non bastasse il fastidio diurno di questa zanzara, utile ricordare come la crisi climatica vada a braccetto con questo recente ospite. Grazie (si fa sempre per dire) agli scenari delle prossime temperature e umidità saremo sempre più esposti a malattie come dengue, chikungunya e zika, solo per citare le più note, una volta endemiche dell’areale originario della specie.
Ecco un bell’esempio (ancora per dire) degli effetti della crisi climatica sulla nostra salute.
(Foto: Qdpnews.it).
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