Da Bruxelles, la proposta di annacquare il vino per migliorare la salute dei cittadini europei. Da Re: “Follia, il succo di frutta esiste già”

A Bruxelles parlano di annacquare il vino e la Marca inorridisce: una proposta, quella contenuta nel capitolo di un documento del Consiglio dei ministri agricoli Ue, che Coldiretti ha intercettato e ha ritenuto pericolosa fin dal suo concepimento.

Nello specifico la mozione mirerebbe, ipoteticamente, a produrre vino dealcolato attraverso l’aggiunta di un certo quantitativo d’acqua, con l’obiettivo di renderlo meno dannoso per la salute.

Non meglio declinata nelle sue parti, né nella teoria né nella pratica, l’idea è stata definita come “bizzarra”, ma anche piuttosto irritante, specie per un territorio che vede nell’enoturismo un futuro fatto di autenticità e tradizione.

Nonostante Bruxelles sembri davvero lontana, specialmente in questo periodo, non sarebbe la prima volta che una campagna di sensibilizzazione a livello europeo si rivela aggressiva nei confronti del settore vinicolo: era successo anche con l’idea di applicare sul vino delle etichette simili a quelle applicate oggi sulle sigarette.

Le difficoltà pratiche subito riscontrabili dall’applicazione in Italia di un’operazione di questo tipo, al di là della definizione di vino che verrebbe meno, sembrerebbero inaffrontabili: questa pratica richiederebbe un abbassamento dei prezzi per bottiglia alle cantine, perché il consumatore si troverebbe ad acquistare un quantitativo di prodotto inferiore per ogni bottiglia, violerebbe ogni protocollo di denominazione d’origine, scalfirebbe ogni identità e comprometterebbe, cosa non secondaria, l’identità del gusto.

Il succo di frutta esiste già. Il succo di vino si chiama vino e contiene alcol – afferma l’europarlamentare Gianantonio Da ReE questa è una delle tante follie dell’Europa che noi contestiamo, quella delle zucchine di 10 centimetri e degli insetti da mangiare, che non è in grado di capire la diversità contenuta nei suoi confini”.

“Troviamo bizzarra e dannosa per il settore del vino, per il made in Italy e l’enoturismo la proposta che circola a Bruxelles di autorizzare l’aggiunta di acqua ai fini dell’abbassamento del grado alcolico – commenta il presidente di Città del Vino, Floriano Zambon -. Ci opporremo con forza a questa ipotesi che punta a snaturare un prodotto che vanta secoli di storia e di pratiche enologiche e che favorisce esclusivamente gli interessi di gruppi economici e multinazionali slegate dai nostri territori. Il vino è un prodotto fortemente identitario e culturale, prevederne l’aggiunta di acqua è un’idea da respingere senza esitazione”.

La rimozione dell’alcol dal vino è già stata sperimentata per i mercati dove la religione musulmana la impone per legge: la filtrazione viene eseguita attraverso delle membrane osmotiche capaci di separare l’alcol dalla sostanza rima nente che, a detta di qualsiasi esperto, non si può comunque chiamare vino.

Inoltre, c’è da dire che questo sistema non ha mai preso piede nel mercato europeo né mondiale. Fortuna è che nella massiccia componente economica, sociale e storico culturale del vino contro cui quest’idea va a scontrarsi, ricamata anche di anni di poesia, arte e letturatura, l’Italia non è sola e c’è la speranza che anche Francia e Spagna condividano lo schieramento in difesa.

(Foto: archivio Qdpnews.it).
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