Abbiamo già scritto di come il declino degli insetti impollinatori, come api, vespe e farfalle, sia motivo di grande preoccupazione a causa del ruolo fondamentale che svolgono nella produzione di cibo.
La diminuzione di questi insetti può avere ripercussioni su tutta la catena alimentare, mettendo a rischio interi ecosistemi e minacciando la sicurezza alimentare.
Questo declino degli insetti impollinatori è causato da diversi fattori, tra cui la perdita di habitat, l’uso eccessivo di pesticidi e l’aumento delle temperature. Questa situazione ha un impatto significativo sui raccolti, specialmente su quelli di frutta e verdura, che dipendono dall’impollinazione da parte di questi insetti.
Secondo uno studio recente della FAO, il 75% delle colture agricole mondiali dipende dagli insetti impollinatori, ma solo il 33% della produzione globale di cibo è direttamente influenzato da loro. Se il declino degli insetti impollinatori dovesse continuare, potremmo assistere a una riduzione della produzione di cibo del 5% nei paesi ad alto reddito e dell’8% nei paesi a reddito medio-basso.
La sostenibilità nella produzione alimentare è un tema di estrema importanza, poiché l’industria alimentare ha un impatto significativo sull’ambiente. Per ridurre questo impatto, è essenziale adottare pratiche sostenibili nella produzione alimentare, come l’uso di tecniche agricole sostenibili, l’ottimizzazione dei processi di trasformazione alimentare e l’adozione di metodi di imballaggio e distribuzione eco-compatibili.
Inoltre, la sostenibilità nella produzione alimentare deve considerare tre aspetti principali: quello ambientale, che valuta gli impatti ambientali della produzione, la gestione delle risorse e la conservazione della biodiversità; quello economico, che tiene conto dei costi e dell’offerta alimentare; e quello sociale, che affronta questioni legate alla sicurezza alimentare, alla qualità degli alimenti e alla salute dei consumatori, inclusi il loro benessere e il rispetto degli animali e dell’ambiente di lavoro nelle aziende alimentari.
È evidente che raggiungere questi obiettivi rappresenta un intricato equilibrio tra scienza, economia e valori sociali.
Ci troviamo di fronte a un sottile filo da percorrere. Desideriamo aumentare i rendimenti delle colture, il che non è solo cruciale per la sicurezza alimentare e il reddito degli agricoltori, ma porta anche a importanti vantaggi ecologici: richiede meno spazio agricolo e preserva habitat per la fauna selvatica.
Tuttavia, per ottenere elevati rendimenti agricoli, spesso sono necessari input come fertilizzanti o pesticidi, che potrebbero ridurre le popolazioni di impollinatori. Una diminuzione degli impollinatori avrebbe a sua volta un impatto negativo sui rendimenti.
Dobbiamo concentrarci quindi sullo sviluppo di pratiche agricole che possano conseguire entrambi gli obiettivi: massimizzare i rendimenti e preservare la biodiversità degli impollinatori.
Questo richiede una migliore comprensione di come gli input agricoli influenzino le popolazioni di impollinatori e se esistano specifiche pratiche di gestione, come tempi o dosaggi di applicazione, che possano limitare il danno agli insetti.
Bilanciare queste esigenze è essenziale per preservare la biodiversità sia all’interno che fuori dall’azienda agricola: aumentare i rendimenti senza compromettere la presenza degli impollinatori eviterebbe la trasformazione dell’habitat circostante in terreno agricolo, consentendo alla fauna selvatica di prosperare.
(Foto: archivio Qdpnews.it).
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