Asolo, gli sguardi delle donne nel mondo di Luciano Vettorato: una vita di passione per la fotografia

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Doveva iniziare l’8 marzo, in occasione della Festa della Donna, ma è stata inaugurata soltanto mercoledì scorso la mostra fotografica dell’asolano Luciano Vettorato, alla Galleria Browning di Asolo: un’esposizione capace di portare l’osservatore a esplorare da prospettive privilegiate non semplici attimi ma interi mondi, ritratti dall’esperienza del fotografo amatoriale che, con spiccata umiltà, porta avanti la passione di una vita.

Una passione che è ereditaria, genetica, e nasce dalle ore in camera oscura trascorse assieme al padre Rino, che lo porta a lavorare con le proiezioni, con il festival di multivisione “Fantadia”, sul sito del National Geographic Italia con un reportage sul Ladakh.

Luciano, ora in pensione, faceva il microbiologo, un mestiere che l’ha portato anche a viaggiare ma che non è mai stato sorgente di ostacolo alla sua dedizione in questo campo.

Partendo dalla fotografia in bianco e nero, fino all’analogica a colori e infine al digitale, fedele al marchio Nikon, Vettorato ha collezionato un’enorme quantità di scatti che ha poi rivisto e riordinato in collezioni tematiche, come quella odierna.

“Donne nel Mondo”, questo il nome scelto per l’edizione della mostra aperta oggi, riunisce alcuni dei ritratti più significativi dell’incontro con personaggi al femminile provenienti da ben quattro continenti: dall’Europa all’Asia, dall’Africa all’Australia.

È evidente, grazie a questo mosaico coloratissimo di culture, che Vettorato cerchi nei suoi viaggi di oltrepassare i confini della civiltà, laddove vivono indisturbate etnie e popoli autoctoni di zone recondite o poco conosciute, ancora non piegati dall’incombere dell’era digitale.

I suoi viaggi, in genere trascorsi in gruppo, sfioravano spesso zone pericolose o comunque poco abituate alla presenza di stranieri: dalla tribù dei Mursi in Etiopia alle donne Apatani, al nord est dell’India, dalle donne dipinte delle Himba alle birmane Kayan.

Tra le fotografie presenti, spesso ricche di dettagli crudi ma sempre “rispettose” del legame tra soggetto e autore, dell’intesa e dello sguardo che esiste tra fotografante e fotografato, ce n’è qualcuna che descrive ambienti a noi più familiari.

Sono due gli sguardi femminili all’italiana che si accostano in contrasti netti con ritratti di donne anziane, in scenari di guerra, di povertà come il Vietnam, alcune zone dell’Africa centrale e meridionale, che mostrano la differenza abissale tra luoghi in cui la tradizione ha ancora la medesima esperienza di secoli fa e dove invece è quasi scomparsa.

“Ho riordinato queste prime fotografie sulla base di una considerazione: fotografare le donne è più bello e spesso più facile rispetto agli uomini: si fanno intervistare più spesso e il loro sorriso è qualcosa di importantissimo” afferma l’asolano.

Luciano descrive usi e costumi in un reportage visivo senza nascondere quelle cicatrici che ogni rito del “vecchio mondo” sembra richiedere: il climax dell’età dei soggetti intensifica quest’effetto, mostrando senza filtri anche quelle donne che portano avanti una vita di tradizioni, costrizioni e dolori.

“Asolo è la giusta location per un’esposizione fotografica. Questa città può vantare un certo prestigio – commenta Vettorato, guardando oltre le vetrine la pioggia intensificarsi su via Browning – e ha avuto anch’essa delle figure femminile molto importanti”.

(Fonte: Luca Vecellio © Qdpnews.it).
(Foto e video: Qdpnews.it © Riproduzione riservata).
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