È mancato Fiorenzo Blessano, icona del rugby e del volontariato: “Trovava la felicità nelle cose semplici”

Fiorenzo Blessano con il suo Drop

Non è facile riassumere in una pagina una vita come quella di Fiorenzo Blessano, un uomo la cui personalità si può raccontare a partire da due aspetti: da una parte i risultati sportivi, che nel caso di Fiorenzo furono notevoli, dall’altra il ricordo più profondo lasciato nei famigliari, negli amici e persino in chi ha potuto conoscerlo anche una volta sola. Perché Fiorenzo è stato una persona capace, in età ancora giovane, di sentirsi soddisfatto e fortunato.

Un uomo che, senza mai cercare la gloria, trovava la felicità nelle cose semplici e che tanti descrivono come estremamente generoso e disponibile. Virtù rare, che fu capace trasmettere ai nipoti, Matteo di 25 anni (anche lui impegnato nel rugby) e Martina di 24 (compiuti oggi).

Invece che parlare subito della sua carriera rugbistica, infatti, è bene ricordare che Fiorenzo Blessano, nato a Montebelluna ma residente a Casella d’Asolo, fu per una vita il cassiere della filiale di una nota banca di Maser. Diverse volte aveva avuto l’opportunità di diventare vicedirettore o comunque di fare carriera all’interno del mondo bancario, ma lui aveva sempre voluto rimanere a quello sportello per poter aiutare le persone, per poter spiegare agli anziani come non farsi imbrogliare. 

Addirittura si ricorda di lui chi a quel tempo faceva le pulizie all’interno della banca, una signora di origini straniere che non conosceva nessuno e che lui, invece, aiutò. “Si sentiva di esser già stato fortunato e di aver ricevuto la gloria per la sua fortunata carriera sportiva. Quel lavoro gli bastava e voleva farlo con correttezza e generosità” spiega chi lo amava, in famiglia. Impegnarsi per quelle quattro ore non gli bastava: è stato volontario della Croce Verde di Montebelluna, dove guidava le ambulanze, dell’Unitalsi per otto anni, e della Protezione civile di Asolo.

Dopo il pensionamento, Fiorenzo, detto “Bless” dagli amici, se l’è anche – giustamente – goduta: si era comprato – dopo una vita che la desiderava – la prima vespa, poi una seconda e anche una terza, entrando a far parte del Vespa Club locale. Aveva poi acquistato anche un camper, che aveva usato spesso, senza rinunciare anche a viaggi in Giappone e in Argentina, in Galles e in Olanda, in Inghilterra e in Messico, sempre portando con sé uno spiccato senso dell’umorismo e un appetito per il buon cibo.

Anche andare a funghi, specie con gli amici nel Feltrino, era come un sogno per lui e appena tornava non perdeva occasione per regalarli tutti agli amici. E poi era stato il momento di Drop, un volpino bianco di dieci anni che era diventato la sua ombra e che lui amava tantissimo (ritratto nella foto in copertina). 

Porzione di una fotografia trovata in casa di Fiorenzo

La carriera nel rugby

Per quanto riguarda l’aspetto sportivo, ben raccontato a questo link di Federugby.it, per Fiorenzo tutto iniziò giocando a calcio: passando successivamente al rugby, nel 1970, iniziò a giocare con la Metalcrom di Treviso nel settore giovanile e, convocato a rappresentare il Veneto nel Torneo delle Regioni, vinse assieme ai suoi compagni. Nel 1971 venne riconfermato e vinse di nuovo, mentre nel 1972 venne chiamato a giocare in Nazionale giovanile, divenendone titolare.

Segnò la sua prima meta, contestualmente, nel massimo campionato di serie A di rugby, vincendo contro gli Amatori Catania. Nel 1973 Blessano venne richiamato in Marina, ma riuscì a entrare come volontario alla Polizia, evitando la leva militare e trasferendosi alle Fiamme Oro di Padova, dove divenne titolare fisso. Nel 1974 passò al Petrarca Padova e vinse lo scudetto.

Risale al 1975 l’esordio alla nazionale in serie B di rugby, in seguito alla quale divenne titolare nella serie A. Nel 1978 rientrò nella sua squadra originale, a Treviso, la Metalcrom e di nuovo vinse lo scudetto.

Nel 1979, a causa di un infortunio, terminò la sua presenza in nazionale a causa di un infortunio al volto durante la partita Italia – Argentina. Nel 1983 divenne Campione d’Italia nello schieramento della Treviso Benetton, selezionato per l’incontro contro gli Allblack. Fu uno dei protagonisti della “Saga dei Dogi” e capitano degli Azzurri di Villpreux.

A fine carriera allenò per quattro anni la nazionale femminile di rugby, con enormi soddisfazioni. Fu grande il suo impegno locale anche per la Pedemontana Rugby di Asolo, oggi diventata Asolo Rugby ASD. 

Lo piangono – come recita l’epigrafe – l’amatissima Antonella, il figlio Marco con Sabrina, i nipoti già citati, i fratelli Sergio, Rosanna e Paola, ma con loro un’intera comunità. “Fiorenzo abitava da diversi anni a Casella d’Asolo – spiega il sindaco Mauro Migliorini, che lo ricorda a nome della comunità che rappresenta – Ricordiamo tutti del suo passato in Nazionale e anche dei premi ricevuti per i suoi impegni sportivi. Io lo ricordo come una persona solare e sempre disponibile, che amava la vita a 360 gradi”. 

“Per come lo abbiamo conosciuto, Fiorenzo era una persona tranquilla e semplice. Molto riservato nel parlare di sé, era sempre disponibile per gli altri – spiegano dalla Protezione Civile di Asolo – Una persona simpatica col sorriso sempre sul volto, anche quando lo incontravi per caso per strada, anche quando qualcun altro teneva il muso per qualche ragione. Quando l’ho saputo stamattina ci sono davvero rimasto male.

Ricordo che all’inizio del covid si era arrabbiato, inizialmente, perché avendo appena compiuto 65 anni non poteva uscire di casa. Si era sentito inizialmente discriminato perché fisicamente lui si sentiva una roccia. Visto il suo passato da sportivo, in effetti, lo era”. 

I funerali si terranno mercoledì 7 febbraio alle 15 nel Duomo di Montebelluna. 

(Foto: per concessione della famiglia).
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