Ivano Beggio, storico patron dell’Aprilia, vive grazie al libro di Claudio Pavanello: successo alla serata di Asolo

“Non ha mai smesso di sognare e di crederci”: viene ricordato così Ivano Beggio, ex patron del marchio Aprilia e uno dei più grandi imprenditori italiani di tutti i tempi.

Con il libro “La mia Aprilia” di Claudio Pavanello, presentato al Teatro dei Rinnovati di Asolo venerdì 23 ottobre, 284 pagine hanno voluto raccontare l’uomo che ha lanciato nel “circus” del motomondiale campioni del calibro di Loris Reggiani, Max Biaggi e Valentino Rossi.

La presentazione dell’autobiografia postuma non poteva che avvenire ad Asolo, la città in cui migliaia di appassionati gli diedero due anni fa l’ultimo saluto. L’evento è stato promosso dalla parrocchia Santa Maria Assunta e dalla Pro Loco, con la collaborazione dell’associazione culturale “Accademia dei Rinnovati”.

Dopo un’introduzione di monsignor Giacomo Lorenzon, la parola è passata a Daniele Ferrazza, presentatore della serata, che ha intervistato Claudio Pavanello, autore del libro, e Claudio Pellizzon (detto “Caio”), storico collaudatore Aprilia.

Competizione e innovazione appaiono come gli ingredienti di una ricetta semplice ma vincente: viene ricordato come l’ingegner Beggio abbia inseguito questi due capisaldi fin da subito. Ereditata la fabbrica di biciclette del padre, era riuscito a trasformarla in quella che è oggi, ovvero una casa motociclistica detentrice di ben 56 titoli mondial,i vinti in tutte le categorie: dal motomondiale alla superbike, fino al motocross.

È bene ricordare che le bmx (in Europa), le “moto replica”, gli scooter sportivi e lo Scarabeo non esistevano prima di lui: è stata Aprilia a commercializzare per la prima volta in tutto in mondo questi prodotti diventando così, soprattutto negli anni ’80 e ’90, la casa motociclistica italiana per eccellenza, a cui persino Bmw chiese di fare da terzista.

Abbiamo il presentatore della serata, Daniele Ferrazza, che ci ha parlato della sua visione su questo pioniere del settore motociclistico:

Che cos’ha rappresentato secondo Lei l’Aprilia di Beggio nel Mondo? Perché un giovane pilota sceglieva Aprilia e non, ad esempio, Honda, che è da sempre la moto più vittoriosa?

L’Aprilia aveva dimostrato una capacità d’innovazione, una rapidità e una flessibilità che nessun altro aveva. Le grandi case, anche quelle giapponesi, non riuscivano a dare questa sensazione dall’esterno.

Durante una chiacchierata “Caio” mi ha raccontato un particolare aneddoto: negli anni di maggiore crescita di Aprilia avevano iniziato a comprare tutti i modelli delle altre case costruttrici, le portavano a Noale, le smontavano pezzo dopo pezzo e la analizzavano da cima a fondo per prendere il meglio dei componenti delle altre moto; inoltre, durante il loro lavoro, non si erano nemmeno accorti di essere diventanti i migliori ma erano talmente presi a fare sempre meglio che è arrivato tutto all’improvviso.

Com’è nato e quali sono i passi più importanti del libro?

L’idea del libro è nata da Claudio Pavanello (l’autore), ma Beggio non era inizialmente d’accordo. La svolta è avvenuta quando Pavanello decise di creare un gruppo Facebook dedicato proprio a Beggio e da li scoprirono quanta gente ancora gli volesse bene. Da quel giorno iniziarono i lavori sul libro, intervallata, purtroppo, dalla tragica scomparsa di Beggio. Il libro non nasce con l’intento di essere autocelebrativo; anzi, racconta di una persona umile e modesta, dei suoi errori e naturalmente delle sue vittorie.

Qual è la “parte” che preferisce dell’ingegner Beggio? Per quale ragione è ancora così ricordato dagli appassionati delle moto?

Avendo avuto la fortuna di conoscerlo personalmente, posso dire che di lui mi ha colpito la sua genialità imprenditoriale e la sua umiltà come uomo, non ha mai fatto polemica, neanche dopo la sua “defenestrazione” dall’azienda. Era una persona “normale”.

(Fonte: Walter Zambon © Qdpnews.it).
(Foto: Web).
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