“Riabitare la montagna”, seconda sessione: dalla crisi delle foreste al ritorno del lupo

La seconda parte dei lavori di “Riabitare la montagna. Transizione ecologica, cammini e un prete di montagna” si è tenuta sabato 16 luglio sempre al Centro Papa Luciani a Santa Giustina e ha avuto come tema “La crisi della montagna” (qui l’articolo sulla prima sessione).

A fare da moderatrice, questa volta, è stata la giornalista e camminatrice Daniela De Sanctis che ha permesso anzitutto a Jacopo Gabrieli, ricercatore del CNR Scienze polari, di spiegare come nei monti il cambiamento climatico si senta prima rispetto alla pianura, e gli effetti siano devastanti.

“La tragedia avvenuta nella Marmolada quindici giorni fa ne è, purtroppo, un drammatico esempio – ha affermato -. Il crollo di ghiaccio naturale è nato da un substrato caldo creatosi a causa del clima torrido. Un sistema già di per sé instabile è messo, quindi, ancora più in difficoltà. I ghiacciai sono delle sentinelle che ci permettono di capire subito cosa sta succedendo al nostro pianeta e ciò che avverrà in futuro”.

Un elemento positivo di questo periodo è però il ritorno del lupo sul nostro territorio che, come affermato da Enrico Vettorazzo, funzionario del Parco nazionale delle Dolomiti bellunesi, dopo un secolo è tornato.

Così si ricostruisce l’equilibrio ecologico che tanto serve alle reti alimentari, alla base del buon funzionamento dell’ecosistema. La sua assenza, dovuta alle persecuzioni da parte dell’uomo, fa sì che bisogni ricostruire un rapporto tra i due esseri viventi. Servono attività di prevenzione, come la costruzione di recinti elettrici attorno agli allevamenti e cani da guardia.

Per aiutare gli allevatori il parco si è messo a disposizione al fine di spiegare loro come installare le reti e proteggersi. Molto importante rimane, comunque, la comunicazione e la diffusione di informazioni su una specie così speciale come il lupo: “La convivenza con questi animali è possibile”.

Luca Cetara, dell’Accademia Europea di Bolzano e clima alpino, ha spiegato quanto sia essenziale oggi avere una mobilità sostenibile, come ad esempio i trasporti pubblici a basso consumo. Per fare ciò, però, non serve solo la cooperazione tra stati nazionali al fine di scambiarsi esperienze e conoscenze, ma l’impegno di tutti noi. La biodiversità, la gestione delle foreste e molto altro sono fondamentali e devono essere praticate.

Il Comandante dei Carabinieri forestali di Belluno Riccardo Corbini, presente all’evento, ha ricordato il degrado che vivono i nostri boschi. In Veneto ci sono 460 mila ettari di superficie forestale, di cui 20 mila messi a terra nell’autunno del 2018 a causa della tempesta Vaia.

Questa, nella sua atrocità, ha però permesso di comprendere quanto la monocultura di abeti rossi avesse reso vulnerabile la foresta e quanto invece ci fosse bisogno di una maggiore diversificazione di latifoglie e conifere, adatte per tale ambiente. Questo cambiamento ha avuto effetti positivi sulla biodiversità a vantaggio della produzione non solo di legname, ma anche del dare valore ricreativo delle stesse foreste e alla loro bellezza. Queste ci permettono di estraniarci dalla quotidianità e risintonizzarci con la natura, e ciò non va mai scordato.

(Foto e video: Qdpnews.it © riproduzione riservata).
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