Lezione molto partecipata quella proposta lo scorso venerdì 3 febbraio a Casa Toniolo di Conegliano nell’ambito del percorso della Scuola diocesana di formazione sociale.
L’incontro si è concentrato sulle tematiche delle “sfere di influenza e guerra, composizione dei conflitti, diplomazia e cooperazione” con la relazione di Gianni La Bella, docente di Storia contemporanea all’Università di Modena e Reggio Emilia, con esperienza sui temi della riconciliazione e delle pace, del ruolo della Santa Sede nella diplomazia internazionale.
E proprio quest’ultimo tema è stato il focus della relazione di La Bella, introdotto da una breve premessa del vescovo diocesano monsignor Corrado Pizziolo, il quale ha posto l’accento sull’attualità dell’argomento.
“La guerra ha rimesso in discussione il tema della globalizzazione, come finora l’abbiamo intesa – è stata la premessa di La Bella -. Il Vaticano è una potenza morale dall’influenza significativa nel mondo, molto di più di quanto noi pensiamo”.
“L’orizzonte della Chiesa è globale e la sua è una politica gratuita e disinteressata, senza tornaconti, che vuole che le diversità culturali non siano più motivo di rivalità – ha proseguito -. La domanda che si pone la diplomazia pontificia è come studiare delle strade di pace per concludere il conflitto. Si tratta di una diplomazia non amante della ribalta, che non ha altro obiettivo se non la soluzione del conflitto e non ha i tornaconti materiali delle grandi potenze”.
“Un’imparzialità partecipe” è la definizione data da La Bella all’attitudine della diplomazia della Santa Sede.
“Nessuno mette in rilievo che la guerra tra Russia e Ucraina è un conflitto tra popoli cristiani, ortodosso l’uno e ortodosso l’altro – ha aggiunto -. Il suo obiettivo è quello di ricercare un benessere equo per tutti. Per la Santa Sede la difesa della libertà religiosa è il primo dei diritti: negarlo significa negare a cascata tutti gli altri diritti”.
Come riportato dal docente, il Vaticano ha rapporti con 183 Stati su 195 Nazioni nel mondo, a cui si aggiungono l’Unione europea, l’Ordine di Malta e diverse organizzazioni governative.
“La storia della cultura della pace non è così antica come noi crediamo – ha continuato, ripercorrendo le tappe fondamentali del pensiero teologico dei vari papati, in merito al pensiero sulla pace – Giovanni Paolo II ha definito la guerra come un’avventura senza ritorno, da cui aspettarsi dolore e distruzione”.
“Il conflitto tra Russia e Ucraina ha creato a cascata delle conseguenze, ovvero maggiori costi dell’energia e delle materie prime, disoccupazione e crisi di intere filiere – ha osservato il docente -. I conflitti si stanno moltiplicando e non sappiamo perché sono nati. Siamo in uno scenario di guerre perpetue: si sta delineando un altro mondo, che sta definendo i contorni di una nuova geopolitica”.
Successivamente, La Bella si è soffermato sulla figura dell’attuale pontefice. “Francesco è il primo papa con una visione geopolitica post guerra fredda – ha osservato -, nonché con esperienza di leader locale, maturata nella città-mondo di Buenos Aires”.
“Ha cercato di aprire inediti ponti di comunicazione, – ha spiegato – interessato a sviluppare inediti processi di comunicazione. Papa Francesco è un ‘passeur’, cioè colui che traghetta da un’epoca all’altra, con l’interesse di promuovere il bene comune universale”.
“Ha coniugato due diversi approcci della Santa Sede – ha concluso -. Tra i leader mondiali si è adoperato a mettere fine alla guerra tra Russia e Ucraina, con l’ansia di porre fine agli errori e agli orrori di un conflitto disumano e un concetto di pace che non può essere confinato alle solite logiche di potere. Da tempo la Santa Sede ha rinunciato a guardare il mondo secondo lo schema del puro-impuro. Citando una frase di don Luigi Sturzo, ‘non sarà ora di abolire la guerra come è stata abolita la schiavitù, che sembrava la cosa più naturale?'”.
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