Oltre 9 milioni di spettatori per la terza serata del Festival della Canzone italiana di Sanremo, andata in onda ieri sera su Rai 1 dal Teatro Ariston della Città dei fiori. Un momento particolarmente atteso, in particolare dagli appassionati di pallavolo, per la presenza sul palco, in veste di co-conduttrice con Amadeus e Gianni Morandi della stella del volley italiano Paola Egonu, che per tre anni ha vestito la maglia della Prosecco Doc Imoco Conegliano, facendo il pieno di trofei e premi individuali.
Adesso Egonu milita nel campionato turco e le sue esternazioni, recenti e no, sul razzismo in Italia continuano a tenere banco sui media, nei social e nelle conversazioni.
Poco prima di mezzanotte, Egonu si è presa la scena dell’Ariston per un monologo, come accaduto e accadrà per le altre co-conduttrici di questo Festival. Ecco alcuni passaggi del discorso della 24enne pallavolista, da molti considerata la più forte del mondo nel suo ruolo.
«Che emozione. Spero di trasmettervi amore ed empatia. Non sono qui a dare lezioni di vita – ha premesso l’opposto del VakifBank e della Nazionale italiana -. Cerco di ricavare un insegnamento da ogni giorno. Spesso in passato sono stata definita ermetica, per questo ho cercato di raccontarmi di più, provando a ridurre al minimo lo spazio di interpretazione. Questo non ha evitato che alcune frasi venissero estrapolate dal contesto e fiondate sui giornali con titoli usati per fare rumore. Ogni pensiero quando diventa parola non è più sotto il pieno controllo di chi l’ha pronunciato. Per questo dovremmo risalire all’originale”.
La riconoscenza e il desiderio di maternità
“Sono la prima di tre fratelli. Devo tutto ai miei genitori – ha proseguito Egonu -, grazie ai quali ho avuto un’infanzia felice. Mi hanno sostenuta e insegnato che se vuoi qualcosa devi guadagnartelo, senza temere i sacrifici. Non sono madre, ma sogno di diventarlo un giorno. Sono certo che nessun genitore è contento se la figlia è costretta a crescere lontano. Grazie mamma, grazia papà, perché per amore verso di me avete rinunciato a me. Mi mancate, ma sapevo, sapevamo e so che questa è la mia strada”.
“Io sono io”
“Da bambina ero fissata con i perché. Perché sono alta? Perché mio nonno vive in Nigeria? Perché mi chiedono se sono italiana? Poi da grande mi chiedevo “perché mi sento diversa, perché la vivo come fosse una colpa?”. Con il tempo ho capito che questa mia diversità è la mia unicità. Io sono io, sono quella che quando mi fanno la domanda sul razzismo mi viene da rispondere così: “Prendete dei bicchieri di vari colori e metteteci dentro l’acqua. Vedrete che la maggior parte delle persone sceglierà il bicchiere trasparente solo perché il suo colore ha un contenuto più limpido. Eppure, se proverete a bere da uno di quei bicchieri colorati, scoprirete che l’acqua ha sempre lo stesso gusto. Perché siamo tutti uguali oltre le apparenze. E se questo non è ancora abbastanza, in Veneto noi diremmo: “Moéghea!”. Sono quella a cui lo sport ha dato tanto, ma credo che la sconfitta non è solo quando perdi una partita. Il mio obiettivo è riuscire ad avere la palla decisiva da schiacciare: a volte ci riesco, a volte sbaglio e sto ancora imparando ad accettare l’errore. La palla che scotta, quella che fa paura, è il motivo per cui sono lì”.
L’omaggio a Vasco
“Le critiche non mi sono mai mancate, è inevitabile. Alcune sono costruttive, altre dei veri macigni. A fatica ho imparato che sta a noi dare il giusto peso. Non ho mai smesso di godermi i momenti belli per via dei momenti brutti. Sono stata accusata di vittimismo, di non avere rispetto del mio Paese, e questo solo per aver mostrato le mie debolezze e paure. Amo l’Italia e vesto con orgoglio la maglia azzurra, che per me è la più bella del mondo. Ho un profondo senso di responsabilità verso questo Paese, in cui ripongo tutte le mie speranze per il domani. Nella mia storia di giocatrice sono più le finali che ho perso di quelle che ho vinto, ma perdere una finale non fa di me una perdente. Come non lo è chi a scuola prende il voto più basso o chi non riesce a realizzare al primo colpo il suo sogno. O come a Sanremo nel 1983, quando Vasco Rossi arrivò penultimo, proprio su questo palco. Un altro “non perdente” che ci ha insegnato che anche dalle sconfitte più dure possono nascere i successi più grandi. Ognuno con il suo viaggio, ognuno diverso».
I dati di ascolto
Secondo i dati Auditel, la terza serata della kermesse canora ha incollato alla tv una media di 9.240.000 spettatori, con il 57.4% di share (prima parte 13.341.000, seconda 5.649.000). Questa sera la penultima puntata dell’edizione 2023 vedrà di nuovo sul palco, tra i concorrenti, il giovane farrese Will.
(Foto: Instagram Paola Egonu).
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