Sanità territoriale, Benazzi: “Non stiamo smantellando nulla, anzi”. Proteste in platea

Incontro sulla sanità con note di dissenso tra il pubblico

La sanità pubblica in Veneto, e di riflesso a Conegliano, è stato il tema centrale di un incontro tenutosi ieri sera all’ex convento di San Francesco.

Il direttore generale dell’Ulss2 Francesco Benazzi sul tema della sanità pubblica – Video di Arianna Ceschin

“Sanità territoriale. Servizi e opportunità” è il titolo dell’incontro, che ha visto la presenza del direttore generale dell’Ulss 2 Francesco Benazzi, del consigliere regionale Sonia Brescacin, con i saluti iniziali del sindaco Fabio Chies (poi recatosi a un altro appuntamento), il quale ha annunciato che lo stesso Benazzi ad aprile sarà presente in consiglio comunale, proprio per affrontare la questione dell’ospedale cittadino.

Due dei cartelli di protesta

Presenti tra il pubblico consiglieri di maggioranza e minoranza di Conegliano, assieme ad alcuni assessori, oltre al vicesindaco di San Vendemiano Renzo Zanchetta e al consigliere regionale Roberto Bet.

Tra le novità per il caso di Conegliano, è emerso il tentativo di cercare degli alloggi per gli specializzandi all’ex convento di San Francesco a Conegliano, in maniera da “fidelizzarli e tenerli qui”, come ha spiegato Benazzi

Il punto del consigliere regionale Sonia Brescacin – Video di Arianna Ceschin

“Le difficoltà non ci sono soltanto a Conegliano e a Vittorio Veneto – ha chiarito Benazzi – Stiamo compensando ciò che manca, non stiamo smantellando nulla: una prova è che stiamo portando la robotica a Conegliano, per attrarre professionisti”.

Previsto il modello di ospedale di comunità, che a Conegliano sarà allestito al De Gironcoli, come emerso dalla relazione di Sonia Brescacin, “per accedere ai servizi di base e assistenze per le cure primarie”.

Un momento dell’incontro pubblico

Il tema dello status dell’ospedale civile “Santa Maria dei Battuti” era emerso con la mozione presentata dal consigliere di opposizione Alessandro Bortoluzzi (Gruppo misto), circa un calo dei servizi e delle prestazioni ospedaliere, questione accompagnata dall’annoso problema delle liste di attesa e della mancanza di personale. Una mozione poi bocciata in consiglio comunale, che aveva visto la presenza di cartelli di protesta in platea.

Cartelli di dissenso emersi anche ieri sera, da parte di alcuni cittadini tra il pubblico, i quali si sono alzati in piedi, con dello scotch sulla bocca e reggendo dei cartelli, dal messaggio “La sanità pubblica è un diritto”, mentre un’altra persona esprimeva il proprio disappunto sull’operato dell’azienda sanitaria e sulla “narrazione data”.

Un fatto che ha ricevuto la solidarietà da parte del Comitato per la difesa della sanità pubblica: “La paventata apertura delle cosiddette case di comunità non è di per sé una dimostrazione che si sta invertendo la rotta, rispetto allo smantellamento della sanità pubblica – si legge all’interno di una nota – In assenza di una prospettiva di reintegro del personale, i fondi del Pnrr, investiti nelle case di comunità sul territorio, hanno tutto l’aspetto di un ennesimo regalo alla sanità privata”.

“I cittadini hanno giustamente dimostrato solidarietà ai medici e ai sanitari, dichiarati eroi durante il Covid, ma poi messi in condizione di non poter più restare nel servizio pubblico – prosegue lo scritto – Le istanze di questi ultimi non solo non sono ascoltate, ma non hanno la possibilità di essere espresse né fuori né dentro le aziende sanitarie e per questo un gruppo di dimostranti, che ha partecipato all’incontro, si è presentato con la bocca chiusa da un nastro adesivo”.

Il punto del direttore Francesco Benazzi

Nella sua relazione, il direttore generale dell’Ulss2 Francesco Benazzi ha fatto un’analisi globale della situazione in Veneto, chiarendo come, parlando di sanità, sia necessario anche tenere conto dell’innalzamento della speranza di vita, salita all’età di 84,1 anni in provincia di Treviso.

“Da 20 anni si discute sulla sostenibilità della sanità, in quanto considerata un costo – ha affermato – Stiamo pagando i tagli risalenti ad anni fa: sono 20 anni di definanziamento della sanità pubblica, nonostante si siano succeduti dei Governi di tutti i colori politici. La colpa poi è di qualcun’altro che non ha formato i medici. Vorrei ricordare che abbiamo avuto due anni di Covid in cui la gente è stata massacrata: mi riferisco ai medici che, prima, sono dovuti stare in prima linea durante la pandemia e poi è stato chiesto loro di abbattere le liste di attesa, perché i medici non si trovavano”.

Da sinistra, Sonia Brescacin, Francesco Benazzi e Fabio Chies

“Teniamo conto, però, che l’Italia è considerata la miglior sanità al mondo, assieme a Spagna, Francia e Singapore: dove c’è una sanità universalistica, ci sono le procedure migliori – ha aggiunto – In qualsiasi altro Paese dovremmo avere una sanità importante per essere curati. Ricordo che già nel 2011 in Italia si parlava della previsione della mancanza di 20mila medici: il messaggio all’epoca non è stato colto”.

“Il problema sta nella mancata ridefinizione del piano universitario: mancano laureati medici e medici specialisti. In più, con le maternità, non si trovano persone che vengano a lavorare a tempo determinato – ha chiarito Benazzi, illustrando però i vari piani attuati dall’azienda sanitaria, tra cui la telechirurgia – Ogni settimana in tutta l’Ulss2 riceviamo 63 mila prenotazioni (per visite, escluso il laboratorio) e, in base alle priorità, vengono assegnati i posti. Solo nel 2023 sono state effettuate 404mila visite di controllo. Nel maggio 2023 avevamo 34.039 posti nelle liste di attesa galleggianti (il 22% del Veneto) e attualmente le priorità di tipo B sono state azzerate. Inoltre c’è il 42% in meno dei solleciti rispetto al 2023″.

“Stiamo recuperando e i livelli di assistenza sono mantenuti – ha aggiunto – Stiamo recuperando in tema di personale, per coprire le liste di attesa: abbiamo fatto tanti passaggi con i medici. Poi c’è stato anche il caso di 15 colleghi, che lavoravano nel privato, i quali hanno chiesto di rientrare nella sanità pubblica, perché le vere soddisfazioni per un medico ci sono nel pubblico, con una presa in carico del paziente a 360 gradi. Inoltre, la tecnologia è avanzata anche da noi. I medici di medicina generale non mancheranno, maserve un accordo collettivo nazionale serio”.

In platea anche Paolino Barbiero della Cgil, poi intervenuto, il quale ha ribadito quanto le risorse siano attualmente insufficienti e come ci sia “un privato libero”: “Questo è un sistema che va ripensato e si potrebbe pensare a un Testo unico per le procedure di cura – ha affermato – Vorrei inoltre precisare che le citate liste di galleggiamento non ci sono a Conegliano: si facciano dappertutto”.

L’analisi del consigliere Sonia Brescacin

All’incontro è intervenuta anche Sonia Brescacin, consigliere regionale nonché presidente della Quinta commissione regionale sanità e sociale, la quale ha fatto subito sapere che l’82,5% del bilancio regionale è indirizzato alla sanità.

Nonostante le difficoltà tangibili, secondo il punto di Brescacin nel 2023 la sanità nel Veneto “ha prodotto di più rispetto all’anno precedente”, con un +4% per la specialistica ambulatoriale, un +5% per la specialistica complessa e un +3% in termini di accessi al pronto soccorso, oltre a un +8% delle chiamate al 118, solo per citare alcuni dati.

“La nostra è una sanità che corre e che assume. Stiamo facendo un lavoro poderoso da diversi anni sulle liste di attesa: siamo l’unica regione d’Italia che ha tagliato i tempi di attesa delle prestazioni, le agende sono piene ma stiamo recuperando – ha affermato – Nel 2023 sono stati messi a bando 1.023 posti per i medici (con 131 concorsi) e ne sono stati vinti 390. Il numero chiuso per la laurea in Medicina e Chirurgia è stata una disgrazia per tutto il Paese e la questione dell’aumento degli stipendi non è di competenza della Regione”.

Brescacin ha ricordato i 100 posti ricavati con il nuovo corso di laurea in Medicina a Treviso, che copre il ciclo dal primo al sesto anno: “Inizialmente il Govreno aveva impugnato questa nostra idea – ha proseguito, chiarendo l’intento di Azienda Zero di assumere nuovi medici – L’assunzione dei nuovi medici dipendenti rimane la strada maestra: nei prossimi 4 anni anni 800 nuovi medici di Medicina generale saranno pronti a entrare negli ambulatori del territorio, organizzati con la Medicina di gruppo”.

“Per le strumentazioni, in Veneto l’età media di un mammografo è inferiore ai 4 anni. Inoltre sono stati fatti investimenti in termini di efficientamento energetico e antisismico degli ospedali”, ha aggiunto il consigliere regionale, ribadendo l’obiettivo di rafforzare la medicina del territorio.

(Foto: Qdpnews.it ©️ riproduzione riservata).
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