Casse di espansione a Ciano, “nessuna apertura a soluzioni alternative”

Grave di Ciano, nessuna apertura e soluzioni alternative

Un retrogusto dolceamaro, così si potrebbe riassumere l’incontro avvenuto al Genio Civile di Treviso tra il Comitato per la Tutela delle Grave di Ciano, il Comitato per la Tutela del Nostro Piave, il Comitato No Diga, Legambiente Sernaglia e l’ingegner Vincenzo Artico.

La speranza era quella di incontrare il presidente della Regione Luca Zaia e l’Autorità di Bacino per dare il via ad un percorso di confronto vero con la cittadinanza. Il tema è sicuramente dibattuto: sul piatto c’è il famoso progetto riguardante le casse di laminazione previste dalla Regione nell’area delle Grave di Ciano.

“Tirando le somme sull’incontro – spiegano i referenti dei Comitati – non ci è pervenuta alcuna volontà di apertura nel cercare soluzioni al di fuori del territorio già individuato e di utilizzare approcci alternativi e complementari per abbassare il grado di rischio idrogeologico. Proviamo profondo rammarico nel raccontare l’assenza di esponenti politici rappresentanti la Regione Veneto e dell’Autorità di Distretto”.

La posizione dei Comitati, da sempre, è quella di prevedere un approccio multidisciplinare, un percorso indirizzato alla conservazione della biodiversità, compresi gli habitat tutelati da Rete Natura 2000 e ad una generale rinaturazione dei fiumi.

“Abbiamo ribadito – raccontano i partecipanti – come debbano essere effettuati gli studi che prevedano soluzioni alternative e se scartate, documentare la motivazione con evidenze scientifiche. Non è stata, peraltro, mai fornita alcuna ragione valida che spieghi perché non venga più preso in considerazione prioritariamente il sito di Ponte di Piave, individuato, già dal 2009 dall’Autorità di Bacino stessa, come migliore soluzione”.

Il tavolo è stato meramente illustrativo a causa della mancanza della rappresentanza politica, la Regione, e tecnica, l’Autorità di Distretto: “Nonostante queste assenze ci sono state comunicate tre informazioni importanti – spiegano – prima di tutto il territorio potenzialmente interessato da opere di laminazione non sarà solamente quello preso in considerazione dallo studio di fattibilità iniziale ma allargato ad un’area che si estende da Bigolino a Falzè di Piave. Successivamente le opere saranno, probabilmente, ad impatto inferiore e diffuse e potrebbero connettersi ad altre previste. Per ultimo ma di certo non meno importante, ci è stato riferito un nuovo studio per verificare se e quali territori all’interno di questa parte di fiume siano tuttora qualificabili come Rete Natura 2000”.

Le opere a basso impatto e diffuse potrebbero essere una soluzione alternativa ma sarebbe da capire quanta acqua possa essere laminata, forse solo una parte del quantitativo prefissato dalle Autorità. La scelta di una rivalutazione del territorio, guardandola con occhio critico, sembra configurarsi come una dequalificazione dell’area, svincolandola così da limiti stringenti. E concludono: “Da parte nostra abbiamo assicurato la più ampia disponibilità a condividere le eventuali soluzioni e a verificarne la compatibilità, senza alcun pregiudizio, purché salvaguardino il territorio e non ne compromettano l’attuale grande valenza ambientale e paesaggistica. Confidiamo che la Governance sia mossa dagli stessi valori, operando davvero per trovare la migliore soluzione per le Comunità e non per gli interessi privati di pochi”.

(Foto: Qdpnews.it ©️ riproduzione riservata).
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