“I genitori in difficoltà pensano al presente, ma i bambini devono poter sognare il futuro”: la filosofia preventiva della Kirikù, tra Crocetta e Fossalunga

Non lontano da Villa Pontello, a Crocetta, c’è un edificio di colore giallo con un giardino e un cancello che danno verso il parco: vi ha sede la prima casa diurna di Kirikù, una cooperativa sociale nata nel 2006 dall’iniziativa di alcuni educatori e dall’ottenimento di un bando, dovuto alla collaborazione di sette comuni nella zona, e proporzionalmente radicata e diffusa nelle zone dell’ex Ulss8.

L’originalità nella proposta che ha fatto sbocciare questa realtà, che ancora oggi si occupa di dare supporto a circa ottanta famiglie nell’educazione dei minori, consisteva nel proporre una rete di famiglie che accoglievano bambini e bambine in un clima di solidarietà e altruismo.

Le storie famigliari caratterizzate da una quotidianità complessa sono molte più di quanto si possa credere: tra gli 8 e i 18 anni, le situazioni di tensione domestica possono generare isolamento e difficoltà a comportarsi in alcuni contesti, problemi a scuola, insicurezza nel rapportarsi con gli adulti e impedire loro di immaginare un progetto di vita.

“Ci è capitato che un ragazzo delle medie non sia mai stato al mare e che si sorprenda nel sentire che l’acqua è salata – spiega Mauro Gazzola, presidente nonché fondatore della cooperativa – La famiglia, quando è in difficoltà, pensa soltanto al qui e ora. Un bambino o un ragazzino ha invece bisogno di parlare di futuro. Di cosa vuole fare da grande, dei suoi sogni. Deve disegnarsi un progetto di vita. È un concetto non sempre facile da far capire”. 

Vista la crescente richiesta, la Kirikù Onlus ha inaugurato pochi giorni fa una nuova casa diurna a Fossalunga di Vedelago, proprio nei pressi della chiesa: il nome della casa è “Olivander”, come quella bottega nella saga di Harry Potter in cui la bacchetta magica sceglie il proprio mago: il paragone Kirikù l’ha trovato nella definizione di un percorso personalizzato per ogni bambino, che in quella casa troverebbe una completa realizzazione. 

La filosofia di Kirikù va in controtendenza rispetto al concetto di allontanamento dalla famiglia: il rifugio non è lontano da casa, anzi, il percorso viene intrapreso coinvolgendo il più possibile la realtà domestica, la scuola e il territorio.

“Spesso si dimentica che un bambino non ha a che fare soltanto con i suoi genitori, ma anche con molti altri adulti. Noi cerchiamo di tenerlo presente in modo che frequentare la comunità o intraprendere questo percorso non significhi per loro perdere contatti e legami. Cerchiamo così di evitare uno “sradicamento”, ma di restare vicini all’ambiente di vita”. 

“Il programma quotidiano, in genere, è questo e il percorso (che può durare anche tre o quattro anni) si svolge per un 30% in casa del minore: noi educatori andiamo a prenderli a scuola, o a casa, si mangia tutti assieme per creare una logica di socializzazione e poi c’è il pomeriggio, che non è costellato di attività obbligatorie – spiegano dalla Kirikù – L’obiettivo è che si sentano a casa, quindi che si sentano liberi di utilizzare gli ambienti per studiare o per giocare, gestendosi in parte da soli. Se è il caso, possono continuare anche le loro attività sportive”. 

Con il passare degli anni la consapevolezza del territorio è cresciuta: prima la cooperativa aveva un gran numero di adolescenti, oggi invece la tendenza tende a vedere più numerosi i bambini più piccoli. Anche se di primo acchito questo può sembrare un segnale negativo, l’interpretazione della cooperativa è che i genitori siano oggi maggiormente consapevoli dell’importanza di prevenire e che scelgano così di avviare dei percorsi già a partire dall’infanzia.

Oggi la Kirikù sta pensando a un centro per ragazzi più grandi da localizzare a Montebelluna, dove poter rispondere alla domanda “e dopo?”. “Capita che i genitori facciano un passo indietro prima di accettare un percorso, ma da noi viene quasi sempre costruito un rapporto di fiducia che dura nel tempo – continua il presidente –  È vero che esistono situazioni famigliari incancrenite, difficili da risolvere in poco tempo: basta leggere alcuni articoli di cronaca per rendersene conto. Questo perché tante volte si arriva troppo tardi: noi alla Kirikù crediamo che gli interventi dovrebbero essere di tipo preventivo, non emergenziale, dando sostegno senza mai etichettare”. 

(Foto: Qdpnews.it © riproduzione riservata).
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