Il Gruppo Alpini di Fonte e quel legame indissolubile che dura da cent’anni: da questa sera a domenica una grande festa per tutta la comunità

Per il Gruppo Alpini di Fonte, che quest’anno compie 100 anni, è sempre stata una questione di famiglia: fin da quando quel Davide Ferraro, alpino classe 1889, come tanti altri come lui in Italia, sentì dentro di sé il bisogno di dare un nome a quel legame che l’aveva unito, indissolubilmente, ai suoi fratelli, ancora in vita o caduti che fossero. 

Secondo i documenti, raccolti per l’occasione dell’importante compleanno dal capogruppo Marco Novello (per Fonte Alto) e da Mauro Minato (per Oné di Fonte), nel 1923, in una Pedemontana del Grappa ancora a pezzi per l’onda d’urto di una guerra mondiale, il Gruppo di Fonte faceva parte della Sezione di Crespano del Grappa. 

Diventato Sottosezione, Fonte fece parte della “Naia del Grappa” assieme agli alpini dei comuni limitrofi, sotto la guida di una croce al merito per il valor militare, Domenico Memi Busnardo, cognato di Ferraro. Quando la Seconda guerra mondiale squarciò di nuovo la pace nelle comunità della Pedemontana del Grappa, l’attività degli alpini venne meno, senza tuttavia che svanisse il ricordo di quei valori: nel 1948, infatti, Pietro Bavaresco e Settimo Prevedello, seguiti da Gianni Brunello e Valentino Piva, ravvivarono il gruppo alpini di Fonte, intitolandolo a Giuseppe Ceccato (detto Bepi Napoleon). 

Ceccato era nato nel 1920 ed era stato chiamato alle armi nel 1940: con il battaglione Belluno marciò nei Balcani, dove fu colpito al collo da un fucile nemico. La battaglia di Pljevlje in Montenegro fu per lui fatale: spirò tre giorni prima di potersene andare in licenza. Negli anni Sessanta, Ceccato venne trasferito in Patria e ancora oggi riposa al cimitero di Fonte Alto. Sua sorella “Pinetta Napoleon”, Giuseppina, divenne in seguito madrina del Gruppo. 

Nel frattempo, Onè di Fonte vide in quel periodo un rapido sviluppo commerciale: la piazza brulica di belle botteghe e il mercato diventò un riferimento a cavallo tra Montebelluna e Bassano. La frazione sentì così il bisogno di dotarsi di due degli strumenti sociali allora più importanti: una parrocchia e un Gruppo Alpini. 

Il Generale Moro, residente a Bassano, organizzò un incontro con una dozzina di alpini con l’intento di riportare in vita lo storico gruppo di Fonte, che però in cassa aveva solo tremila lire. Su questa scia, attraverso una figura che ancora viene ricordata con affetto, il cavalier Ampelio Gazzola, anche gli Alpini di Fonte Alto iniziarono di nuovo a ritrovarsi.

Si sa, le amicizie migliori si consolidano nei momenti più difficili: per questo è così importante ricordare l’episodio del Terremoto del Friuli, il 6 maggio 1976, quando Don Erasmo chiese di intervenire in aiuto ai friulani e gli Alpini di Fonte, senza temporeggiare, si organizzarono per partire, divisi in due squadre. 

La fatica condivisa in Friuli, tra il fango e i calcinacci, aiutò gli alpini a ricostituirsi ufficialmente nel 1976 con una cerimonia a cui la comunità partecipò portando oltre due ettolitri di vino. Il Gruppo di Fonte divenne così il Gruppo di Fonte Alto.

Gli alpini iniziarono a ritrovarsi al sabato sera ma anche a partecipare alle adunate e alle cerimonie ufficiali, ad aiutare alle sagre, addirittura a organizzarne. Ai meno giovani piace ricordare di quando alla Chiesetta di via Crespano si portava un fornello a legna per fare il vin brulè e per cucinare le castagne e di quando ci si trovava in casa alle riunioni dei Consigli. 

Sarebbe lunghissimo elencare tutte le opere compiute per il paese: tra le più sentite c’è la posa dell’aquila bronzea sopra il cippo del monumento ai Caduti, un’opera complessa quando importante che ancora oggi è possibile osservare intatta. Ma gli Alpini di Fonte fecero del bene anche fuori dai propri confini: parteciparono alla costruzione dell’asilo di Rossoch, in Russia, appoggiarono iniziative di altri gruppi locali e gemellaggi.  

Oggi nella sede del Gruppo Alpini, in occasione del Centenario, un nuovo grande dipinto di Roberto Marsura abbellisce la sede degli alpini di Fonte, assieme al modello ligneo del Ponte Vecchio prodotto da Antonio Gazzola e tanto caro agli alpini.

Il programma dei festeggiamenti, a partire da questa sera (giovedì 20 aprile), è ricchissimo: alle 20 è previsto “Neve”, un monologo di Giovanni Betto tratto dai racconti della ritirata di Russia. Domani, venerdì 21 aprile, agli impianti sportivi di Fonte Alto gli Alpini hanno allestito la Cena del Centenario, un evento su prenotazione che serve per fare comunità e prepararsi a un fine settimana ancora più ricco. 

Sabato sera alle 18.30 è previsto un ammassamento al monumento di Oné, la deposizione di una corona floreale e una messa, seguita dalla rassegna dei cori alpini: saranno presenti il Coro Valcavasia e il coro Monte Castel di Pieve del Grappa.

Anche grazie al supporto del Comune, della Proloco di Fonte e di altre associazioni fontesi, il grande evento di questo centenario, però, è atteso questa domenica, il 23 di aprile, in piazza San Pietro: alle 9.00 l’ammassamento, alle 10.00 la sfilata, con gli interventi delle autorità. A mezzogiorno di domenica, l’evento si concluderà con una pasta di comunità, nel segno della semplicità dello stare insieme e del sentirsi tutti come in una grande famiglia. 

(Foto: per gentile concessione di Marco Novello).
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