Omicidio Manuela Bittante: una tragedia nella tragedia

Sulle prime cronache relative al caso dell‘omicidio di Manuela Bittante, ieri, si è arrivati a parlare di femminicidio: nel centro abitato di Coste, invece, la percezione è un’altra. “Nessuno qui prova rabbia, solo compassione” spiega un esercente della zona. 

Una tragedia avvenuta nella tragedia” commenta invece un vicino. I coniugi, in particolare il marito, vengono descritti come persone socievoli.

Lui, classe 1946, è stato un abile carpentiere: ha lavorato anche all’estero per una nota azienda di Castello di Godego. 

Negli ultimi tempi era in pensione, ma non rifiutava mai la richiesta di qualche lavoretto manuale per gli amici e i paesani. 

Lei invece è stata a lungo una casalinga, mentre la figlia risulta attualmente disoccupata. La signora Manuela avrebbe anche un fratello, ospitato in una casa di riposo, e una sorella, domiciliata nel Veronese: l’ictus l’aveva costretta in uno stato di grave disabilità. 

I più anziani li ricordano come una tipica bella coppia, sempre eleganti e cortesi nei modi e nell’apparenza. 

Oltre che di compassione c’è anche chi parla di comprensione: un termine che, davanti a un gesto così violento, divide il parere cittadini. “Avrebbe potuto trovare altri modi” dice qualcuno, addirittura. 

A quanto pare, l’uomo aveva parlato della propria situazione anche a dei conoscenti, da quando sua moglie era stata dimessa dall’ospedale e riportata a casa. Nei primi giorni del suo ritorno, l’uomo si lamentava con marcata disperazione della propria incapacità di gestirla, discutendo anche del tema del fine vita. 

“Mi chiedo come si possa lasciare sola una famiglia in una tragedia come questa” ci dice un passante che incontriamo accanto alla casa, “Credo che questi drammi “invisibili” siano molti più di quanto immaginiamo”.

(Foto: Qdpnews.it ©️ riproduzione riservata).
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