Tre paesi sotto shock per la morte sul lavoro di Anila Grishaj. Lo strazio dei colleghi: “Era un capo da tappeto rosso”

Una veduta di Vergoman di Miane, dove risiede la famiglia Grishaj

Morire giovani è una tragedia, perdere la vita sul lavoro nel 2023 è inconcepibile. Eppure è accaduto di nuovo ieri, martedì 14 novembre, a Pieve di Soligo.

Anila Grishaj, operaia albanese di 26 anni residente con la famiglia in via San Vito, a poca distanza dal centro di Miane, è deceduta alla Bocon, la ditta di produzione e commercializzazione di surgelati in via Montello.

Una vita spezzata ieri pomeriggio nel peggiore dei modi: sarebbe rimasta incastrata, all’altezza del capo, in un macchinario. La giovane vita di una ragazza solare e dinamica che aveva frequentato l’indirizzo tecnico turistico all’Isiss “Giuseppe Verdi” di Valdobbiadene tra il 2011 e il 2016, come la sorella Alma (diplomata nel 2014), a cui era legatissima.

Vicini alla famiglia i suoi insegnanti: “Anila era una persona splendida sotto tutti i punti di vista, brava, impegnata, molto collaborativa con i docenti e i compagni, soprattutto quelli in difficoltà. Una persona che non si dimentica”. La dirigente scolastica Giuliana Barazzuol ha aggiunto: “Esprimo a nome dei docenti e della scuola tutta il più profondo cordoglio e vicinanza alla famiglia”.

Anila era benvoluta in azienda e nelle tre comunità che aveva frequentato negli anni. La sua è una morte terribile che lascia tanti interrogativi.

Anche la Dibiesse Calcetto Miane ha espresso le condoglianze e la vicinanza alla famiglia di Anila: “Esprimo a nome mio e di tutta la società le più profonde condoglianze e vicinanza alla famiglia. – afferma la presidentessa Isabel Zanin – Siamo tutti rimasti sotto shock dopo aver saputo la terribile notizia. Anila era una ragazza bellissima, sempre solare e con il sorriso sul volto. Ad ogni occasione non esitava nel venire a tifare il fratello alle partite, lei e la sua intera famiglia”.

“Una famiglia ammirabile, sensibile, dolce, disponibile e sempre presente per i figli. – precisa – Tutti i ragazzi della squadra la conoscevano e si stringono al dolore del loro compagno e della sua famiglia”.

“Per rispetto nei loro confronti questa settimana sono stati annullati gli allenamenti e posticipate le partite di entrambi i campionati. Ci terremo inoltre la prossima settimana a giocare con il lutto al braccio e celebrare poi il minuto di silenzio alla prossima partita in casa, per sentire tutta la vicinanza della comunità. Sarà difficile non trovare più Anila negli spalti. Siamo a totale disposizione della famiglia e per qualsiasi cosa di cui avranno bisogno, come società ci prenderemo cura del fratello” conclude Zanin.

Lo strazio dei colleghi

“È tutta la notte che non dormo – dice tra un singhiozzo e l’altro una collega di Anila Grishaj, che era lì con lei anche ieri pomeriggio, nello stesso reparto -. Lavoravo con lei da cinque anni, avevamo cominciato assieme alla Bocon”.

Passeggia per le vie di Vergoman, dove tantissimi lavorano o hanno lavorato alla Bocon, sconsolata, insonne: si chiede per quanti giorni sarà a casa da lavoro. A pochi metri da Piazza Sant’Antonio, la famiglia Grishaj, con i parenti, se ne sta seduta in cortile a contemplare un lutto atroce. “Non vogliamo parlare. È stato già troppo difficile venirlo a sapere così tardi”.

Anila Grishaj era brava nel suo lavoro. Lo confermano tutti. Era talmente brava che anche quando – giustamente, da capo linea del settore confezionamento – doveva mettere le cose in chiaro, lo faceva comunque con il sorriso e non era mai facile capire se fosse arrabbiata oppure no. Prima del turno i colleghi le avevano detto, mentre si preparava, “che avrebbero dovuto stenderle un tappeto rosso” in azienda. “Era il migliore capo mai avuto”.

Nel reparto, da cinque mesi – secondo la collega con cui parliamo -, era arrivato quel macchinario: un robot per il confezionamento dei bancali. “Era sul bancale quando il robot è partito. In genere si ferma. Tutti noi abbiamo lavorato con quel macchinario”.

Secondo quanto appreso, dopo l’incidente costato la vita ad Anila, la produzione è stata immediatamente interrotta. Un altro collaboratore dell’azienda riferisce che Anila, come altri responsabili interni all’azienda, aveva frequentato vari corsi di formazione per la sicurezza.

(Di Luca Nardi e Luca Vecellio. Foto: Qdpnews.it).
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