Il Parampampoli del Grappa, la specialità d’ispirazione trentina con le erbe spontanee del Massiccio che scalda corpo (e anima)

È obbligatorio usare un vecchio pentolino, meglio se col fondo bianco e il bordo nero, come si usava un tempo, per preparare sul Grappa il Parampampoli, un digestivo caldo diventato celebre specialmente nella sua ricetta originale, che viene dal Trentino, ma diffuso anche in Valbrenta e sul Massiccio, dove alcune malghe lo preparano con una ricetta particolare a base di erbe autoctone. 

“L’originalissimo”, occorre dirlo, sarebbe un marchio registrato e apparterrebbe alla famiglia Purin, che gestisce il rifugio Crucolo nel comune di Scurelle in Valsugana, là dove questa bevanda calda venne inventata “per sbaglio” negli anni ’50 e dove viene ancora prodotta. La storia che gli ha dato il nome deriverebbe infatti dal suono di una piccola deflagrazione avvenuta all’interno di una pentola, tra il mestolo e il rame, che qualcuno avrebbe definito un improvviso “parampam”. 

Ma una bevanda così amabile, dal gusto dolce e intenso, il cui gusto dipende direttamente dalle erbe spontanee con cui viene preparato, era quasi impossibile da non interpretare e riproporre altrove: e infatti il parampampoli venne “adottato” anche dal Triestino e dal Veneto, dove addirittura si dice “te si un parapampol”, come per dire sciocco. 

E anche se è vero che nessuno toglierà mai alla Valsugana l’orgoglio di aver registrato questo brevetto, è anche vero che dipendendo dagli aromi della montagna e in certi casi anche dal miele locale, il parapampoli è in grado di variare di gusto e raccontare una storia sempre diversa.

A Malga Pat nel Comune di Borso del Grappa, il Parampampoli viene preparato con le erbe spontanee che la famiglia Battilana trova nei prati e nei boschi, anche se preferiscono non dire esattamente quali: viene servito alla fine dei pasti, in genere prima del caffè, in caratteristici bicchierini di ceramica. Lo producono il mercoledì affinché sia pronto il venerdì, mettendo a bollire quattro moke da diciotto e lasciando il caffè in una damigiana con vino rosso e zucchero.

La preparazione è scenografica perché ha a che fare con la fiamma viva: se ne versa un po’ in un pentolino, si porta a bollire a fuoco alto, e non appena cominciano le prime bolle si accende il fuoco. A questo punto è necessario mescolare e mescolare con un mestolo, fino a raggiungere il tavolo dell’ospite dove la bevanda viene versata ancora fiammante. In questo caso, è meglio non utilizzare un semplice bicchiere.

Al gusto, il parampampoli del Grappa fa onore al termine onomatopeico da cui ha origine: una deflagrazione di aromi, dai toni vivaci del vino rosso fino a intensi del caffè, il retrogusto severo delle erbe di montagna e quella sensazione di essere tornati indietro nel tempo.

(Foto: Qdpnews.it © riproduzione riservata).
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