Se il lato sinistro di via Capovilla a Pieve di Soligo negli anni ‘60 era piena di vita, altrettanto si può dire del lato destro.
Piero Gerlin ricorda con chiarezza le attività che si susseguivano fino al confine con il Patean.
Bisogna tenere a mente che a quel tempo via Capovilla era a doppio senso di marcia, e così è rimasta fino ai primi anni ‘90, quando si decise di chiuderla nell’ultimo tratto deviando il traffico in arrivo verso piazza Caduti nei Lagher.
“Certamente le dimensioni dei mezzi erano ridotte rispetto ad oggi e il marciapiede non era così pronunciato – concede Piero – però era davvero un’arteria fondamentale, di lì passava di tutto tra camion, rimorchi, carri e corriere”.
All’angolo del Cavedon si vede ancora oggi un capitello a nicchia della Madonna della Medaglia Miracolosa e subito dopo si trovava il panificio della Pierina delle Crode, che poi si è trasferito cento metri più avanti. Da Guido Negri, subito dopo, ci si andava per comprare e sistemare le biciclette: “Le strade erano quasi tutte bianche quindi bisognava sempre centrare di cerchi delle ruote e riparare le camere ad aria”.
Appena oltre c’era il negozio di ferramenta e casalinghi di Tullio Fanti: quel negozio ne ha certamente viste di tutti i colori perché esisteva già da fine ‘800.
Valentin Fornasier abitava e lavorava lì attaccato: era un elettricista ma aveva un laboratorio dove riparava anche motori elettrici. Poco dopo, i pievigini di un tempo lo ricorderanno bene, c’era il negozio di Boatin che vendeva radio e Tv ma soprattutto faceva gola a giovani e adulti perché è stato il primo a vendere i dischi in vinile da 45 e 33 giri: è probabile che alcuni siano ancora custoditi gelosamente in qualche baule o in qualche armadio segreto, preziosi cimeli di un’epoca in cui la musica si degustava fino in fondo, con rispetto.
All’angolo della curva della località di Santa Maria Maddalena c’era la riproduzione di un Cristo, che a fine anni ‘50 venne demolito in favore di una fontana pubblica: “Le fontane pubbliche erano molto bene accette dalla gente che viveva fuori dal centro perché non ce n’erano molte e si poteva evitare la grande sfacchinata di portare ettolitri di acqua per lunghi tratti. Poi col tempo si è iniziato a tirare l’acqua direttamente dentro ogni singola casa, ma a questo ci si arriva più tardi”.
Sulla strettoia vicina stava il piccolo alimentari della Lauretta, poi, fino al bivio col Patean, niente più attività: solo case e terreni. Proprio al bivio c’era una piccola fabbrica che lavorava il cemento e che faceva telai e gradini.
Cento metri oltre, poco prima dell’odierna Battistella, c’era la fabbrica di scarpe di Carnielli.
Proseguendo lungo la via, di fronte al Markanto’, ovvero l’erede dell’Holiday degli anni ‘60, c’era l’officina meccanica e torneria nuova di zecca di Giaon, che si era trasferito da Borgo Stolfi.
Proprio confinante, sempre di recentissima costruzione, si trovava la grande fabbrica di giocattoli e automobiline a pedali, la Comet. Col tempo cederà il posto ad altre attività fino all’odierna sede di Eclisse.
La nuova officina meccanica dei fratelli Manfren era poco distante: i fratelli avevano mansioni distinte perché si occupavano uno delle moto e l’altro delle auto.
Per finire si arriva al bivio con il Patean: dove oggi sorge un’autoricambi, erano appena state costruite le scuole elementari con grande sollievo da parte di tutti quegli scolari ai quali si risparmiava la lunga camminata di andata e ritorno per raggiungere il centralissimo Vaccari: “A dire il vero al ritorno la strada pareva lunga il doppio perché si passava più tempo a giocare che a camminare verso casa. Nonostante questo i piccoli erano sicuramente più felici di raggiungere la scuola più comodamente. C’erano solo due aule ma per chi abitava fuori dal centro è stata sicuramente una bella novità” commenta Pietro.
(Foto: Per concessione di Piero Gerlin).
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