Susegana, ieri il ricordo per i 113 fascisti uccisi dai partigiani nel maggio 1945: messa in cimitero e una corona al cippo

Un centinaio di persone ieri, sabato 1 maggio, a Ponte della Priula e poi al cimitero di Susegana ha commemorato i 113 fascisti prelevati al collegio Brandolini-Rota di Oderzo e poi uccisi tra la fine di aprile e il 15 maggio 1945, dopo che si erano arresi al locale Comitato di liberazione nazionale.

“Nessun saluto romano, soltanto il rituale “Presente” con la mano sul cuore” hanno affermato gli organizzatori. Una manifestazione a cui hanno partecipato artiglieri, alpini, paracadutisti del Quartier del Piave, Continuità Ideale Rsi di Treviso, Associazione nazionale famiglie caduti e dispersi della Rsi ed altre associazioni culturali.

I 113 fascisti uccisi dalle brigate garibaldine “Cacciatori della pianura” e “Mario Gordini” erano militari dei battaglioni “Romagna” e “Bologna”, allievi e ufficiali della Rsi in servizio a Oderzo che, a fine aprile del ’45, in cambio di un salvacondotto che doveva permettere loro di ritornare dalle proprie famiglie, si erano arresi al Cln di Oderzo.

Furono invece detenuti al collegio Brandolini-Rota di Oderzo, processati dal tribunale marziale e, il 30 aprile 1945, un centinaio di essi fu ucciso lungo l’argine del Piave a Ponte della Priula. Altri 12 militi della Guardia nazionale repubblicana furono passati per le armi nello stesso luogo il 15 maggio dalla 28^ brigata Garibaldi “Mario Gordini”, mentre il tredicesimo fu giustiziato nei pressi della chiesa di Fontanelle.

Ieri, alle ore 10, un centinaio di persone si è quindi ritrovato al cippo di Ponte della Priula per il rituale “Presente”, mentre alle 11, nel cimitero di Susegana, è stata celebrata una messa alla presenza anche di due consiglieri di minoranza di Susegana.

“La pietà cristiana non conosce colore politico” hanno affermato gli organizzatori, i quali hanno anche anticipato che prossimamente verrà realizzato un film dal titolo “Oderzo, storia di una strage” in ricordo delle persone uccise.

Presente alla manifestazione di ieri anche Fabio Decet, presidente della sezione di Pieve di Soligo dell’associazione nazionale artiglieri d’Italia.

“Il nostro dovere di associazioni d’arma – ha affermato Decet – non è giudicare ma bensì ricordare, perché questi giovani ventenni stavano servendo una Patria, una Bandiera, un ideale giusto o sbagliato che fosse”.

(Foto: per concessione di Continuità Ideale Treviso e Fabio Decet).
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