Posate quattro pietre d’inciampo davanti al municipio: lo zio del cardinale Stella fra i deportati

Angelo MarinelliGregorio SalamonGiovanni Padoin e Luigi Stella sono i nomi dei quattro pievigini impressi sulle pietre d’inciampo posate stamani davanti all’ingresso del municipio di Pieve di Soligo. 

I familiari dei deportati depongono una rosa sulle pietre d’inciampo

Marinelli e Salamon, entrambi civili, morirono nel campo di concentramento di Buchenwald nel ’45. Padoin, militare arrestato in Albania e deportato a Döberitz, come testimoniato nel libro “Dopo l’8 settembre 1943” di Pietro Baratto, presentato ieri in municipio prima della cerimonia, venne internato nello Stalag III/D a Berlino. Deceduto nel marzo del ’44 è sepolto nel Cimitero Militare di Zehlendorf, a Berlino. La ricerca di Baratto ha fatto luce sul destino di Padoin prima d’ora sconosciuto, come riportato sulla stessa pietra d’inciampo.

Arrestato in Jugoslavia e deportato ad Hammerstein, Stella morì nel maggio del ’45 di rientro dalla Prussia orientale. 

Presenti alla cerimonia anche le associazioni d’arma del territorio

A posare le Stolpersteine dedicate ai quattro cittadini pievigini internati è stato lo stesso Gunter Deming, artista berlinese ideatore nel ’92 delle pietre d’inciampo. In Europa i sampietrini coperti da una lastra di ottone sulla quale sono incisi i dati del deportato sono oltre 70mila e invitano alla memoria perenne delle migliaia di uomini e donne vittime del nazifascismo. 

Il cardinale Beniamino Stella (a sinistra) con Gunter Demnig

Oltre a quelle di Pieve, oggi Demnig ha posato altre cinque pietre d’inciampo a Susegana e domani farà lo stesso a Venezia, posandone ben 26.  

Demnig al momento della posa delle pietre

Alla cerimonia organizzata in vista della prossima Giornata della Memoria, il 27 gennaio, hanno partecipato il sindaco di Pieve di Soligo Stefano Soldan, il vicesindaco Luisa Cigagna, il prefetto di Treviso Angelo Sidoti, il cardinale Beniamino Stella, nipote del deportato Luigi Stella, il parroco di Pieve don Luigino Zago e il presidente dell’Anpi Treviso Giuliano Varnier, oltre ai rappresentati delle Forze dell’Ordine e delle principali associazioni combattentistiche d’arma del territorio. 

Il pubblico presente alla cerimonia di fronte all’ingresso del municipio

Ringrazio Demnig per il lavoro instancabile che in questi 32 anni ha svolto in Europa nel riportare a casa le persone – ha commentato il sindaco Soldan – Le pietre d’inciampo, oltre a invitare alla memoria e al ricordo, concetti a cui ricorriamo spesso, in qualche modo riportano a casa quelle persone le cui spoglie si trovano all’estero o in luoghi che restano sconosciuti ai loro cari”.

Il sindaco Stefano Soldan

“Credo proprio che in questo atto simbolico di ‘riportare a casa’ risieda il dono più bello che una comunità possa riservare a coloro che hanno subìto le angherie della guerra”.  

Alla cerimonia erano presenti anche alcuni familiari dei quattro pievigini a cui sono dedicate le Stolpersteine. Fra questi il consigliere regionale Alberto Villanova, discendente di Gregorio Salamon, arrestato nell’estate del ’44 e deportato a Kahla, in Germania.  

“Questa è una giornata emozionante per me – ha commentato Villanova – in cui riannodare le fila con il passato. Mio nonno non parlava mai di quel fratello deportato: tutto quello che so l’ho appreso dalle mie nonne. Posare queste pietre d’inciampo, in un momento in cui torniamo a confrontarci da vicino con la guerra, ha un significato ancora più forte”.

Alberto Villanova

“Ci ricorda il sacrificio dei nostri predecessori per garantirci quella pace e quei diritti che troppo spesso diamo per scontati. Queste pietre restituiscono senso alle pagine più buie della nostra storia e invitano noi e chi ci succederà a non dimenticare” ha concluso.

Beniamino Stella


“Quando ero bambino mio padre raccontava a me e mio fratello dello zio morto a Linz, mentre tornava dalla Prussia – ha commentato stamani il cardinale Stella condividendo con il pubblico un ricordo personale – Queste pietre restituiscono dignità e gratitudine a quel parente scomparso e alle tante altre vite che come la sua vennero sacrificate per la patria”.  

L’intervento di Giuliano Varnier

“I campi di sterminio, con 6 milioni di ebrei trucidati, e la deportazione di civili e militari furono una tragedia nella tragedia della Seconda guerra mondiale che non risparmiò zingari, oppositori politici e omosessuali – ha concluso il presidente dell’Anpi Treviso Giuliano Varnier -. Ringrazio il Comune di Pieve di Soligo per questa iniziativa con l’auspicio, per citare Gramsci, che si torni ad imparare da una storia che insegna ma che non ha più scolari, come dimostrano le guerre in corso in Ucraina e in Palestina”. 

La benedizione delle pietre da parte di don Luigino Zago

(Foto: Qdpnews.it ©️ riproduzione riservata).
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