Sono giorni difficili per la comunità di Pieve di Soligo, profondamente addolorata per la morte dell’83enne Adriano Armelin, deceduto dopo le ferite riportate a seguito dell’aggressione avvenuta lo scorso venerdì 25 marzo nella sua abitazione.
Con le accuse di tentata rapina aggravata e omicidio preterintenzionale è stato arrestato il 36enne marocchino Mohamed Boumarouan, che per il momento si è avvalso della facoltà di non rispondere.
La gravità di questa tragedia ha spinto i media nazionali ad interessarsi del caso, ma in città la gente è spaesata perché poco abituata alla presenza di giornalisti di trasmissioni televisive nazionali a caccia delle reazioni dei pievigini rispetto alla tragica morte dell’anziano.
C’è chi ha voluto fare una riflessione a 360 gradi sullo stato di salute dell’integrazione a Pieve di Soligo, una realtà nella quale, oltre alla comunità marocchina, vivono molti altri cittadini stranieri e dove da anni sono presenti importanti progetti legati al dialogo interculturale e interreligioso.
La comunità marocchina pievigina, attraverso le parole di Mohammed Hammouch, giovane italo-marocchino molto attivo in città, ha condannato immediatamente il fatto, prendendo le distanze dall’autore delle violenze e manifestando la propria vicinanza alla famiglia del signor Armelin (qui l’articolo).
Anche la Federazione Regionale Islamica del Veneto, che proprio a Pieve di Soligo ha organizzato nel 2019 e nel 2021 la “Giornata del Dialogo Islamo-Cristiano”, ha avuto un pensiero per la vittima esprimendo tutta la solidarietà possibile alla famiglia.
“Con forte dolore e profonda commozione abbiamo ricevuto questa tragica notizia che è scesa su di noi come un fulmine – commenta il presidente Ait Alla Lhoussaine (nella foto) – Tutte le religioni e tutte le leggi e norme umane proibiscono gli omicidi. Noi, come musulmani, condanniamo con la massima fermezza l’uccisione dell’anima, qualunque essa sia. Sottolineiamo anche che i musulmani sono ben integrati a Pieve di Soligo”.
“Affermiamo inoltre che tutte le religioni condannano questi atti criminali – continua – ed esprimiamo anche la vicinanza e la solidarietà dei musulmani alla famiglia del signor Armelin, barbaramente ucciso in un modo che non si può neanche commentare. Stiamo pensando di organizzare qualcosa per onorare la sua memoria; ora preghiamo per lui, per i suoi familiari e per la comunità di Pieve di Soligo”.
“L’apertura mentale, la sensibilità e l’accoglienza che i pievigini hanno mostrato in questi anni nei nostri confronti sono una perla rara e un modello anche per altre realtà – conclude – Questa vicenda non potrà mai ‘sfregiare’ o mettere in discussione il lavoro che è stato fatto in questi anni per l’integrazione in città”.
Sulla tragedia di via Schiratti è intervenuto anche Abdallah Khezraji, presidente del Festival italo-marocchino: “Chiedo scusa alla famiglia del defunto di Pieve di Soligo a nome di tutta la comunità – ha scritto su Facebook – Spero che (il responsabile ndr) prenderà una punizione severa e mi chiedo anche come mai un plurigiudicato di grande pericolosità viene lasciato senza un decreto di espulsione immediato. Questo fa male a noi in primis, questo è un danno d’immagine, un comportamento che ci fa tornare alla strumentalizzazione politica dopo una coazione pacifica con gli autoctoni. Siamo sempre al punto di partenza se non chiamiamo le cose con il loro nome: questo è un criminale, un caso isolato ma la stragrande maggioranza della comunità marocchina lavora e ha un buon rapporto con i vicini”.
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