A Revine l’Oratorio di San Francesco di Paola, splendido tramando di fede e tradizioni in uno scenario unico di natura

Fra le colline del territorio Unesco, come non notare e non farsi attrarre dall’Oratorio di san Francesco di Paola che svetta silenzioso e candido, in una posizione incantevole sopra il pittoresco paese di Revine, nella vallata dei laghi. Un edificio e un luogo dove hanno trovato ispirazione i valori sacri: la fede, l’arte, le tradizioni di un territorio antico.

In questo ambiente della Pedemontana veneta, dove il paese di Revine è incastonato, sul finire del XVII secolo, quando ancora domina la Serenissima Repubblica di Venezia, ai margini del lago in equilibrio tra la natura e l’uomo, prende vita tra il 1677 e il 1702 l’Oratorio dedicato a san Francesco di Paola.

Fu voluto, progettato, costruito e finanziato da una figura singolare e di grande levatura, che divenne il protagonista della vita revinese per oltre un quarantennio, don Giovanni Domenico Cumano, Protonotario Apostolico devoto all’Ordine dei Minimi. La straordinaria impresa fu mossa e sostenuta dalla devozione al santo calabrese del quale don Cumano propagò lo spirito eremitico e la vita basata sui voti dei frati: carità, castità, obbedienza e vita quaresimale perpetua.

Al sacro luogo si giunge attraverso il sentiero della Via Crucis, la fatica fisica della salita  scandita dalle cappelle, ma allo stesso tempo la preparazione dell’anima che sta per incontrarsi con il Signore nella sua casa. Una casa che racchiude in sé una bellezza unica, semplice, umile ma accogliente; la bellezza del silenzio, del raccoglimento, ma nello stesso tempo manifesta la forza, la solidità della fede espressa nella imponenza dei suoi muri, nella robustezza delle pietre scolpite.

All’interno dello scrigno, lo stupore, per tutti quegli ‘sguardi’ che accolgono il fedele: sono i Padri della Chiesa, i santi più antichi, coloro che hanno costruito e delineato la strada  del cristianesimo, i martiri che hanno testimoniato la fede con la loro vita, rappresentati da pittori locali come Lazzarini, Cremsel, Tacco. Ecco, Sant’Atanasio il Grande ci indica la vera identità di Cristo “vero Dio e vero uomo”.

La vita, la morte e la salvezza ci parlano ancora dentro le mura dell’edificio, attraverso le pennellate e i pigmenti di Francesco Da Re, intrappolati nella calce, negli affreschi dei Misteri Gaudiosi, della Crocifissione e di ‘sorella morte’, rappresentati nelle stanze del parroco revinese, al primo piano. Nella pala d’altare San Francesco di Paola intercede presso la Vergine Maria e Gesù, veglia sulla popolazione e su coloro che, eremiti, pellegrini o fedeli in processione, si sono qui recati per una preghiera o per una supplica, e protegge il sonno del suo devoto.

Don Cumano riposa nella tomba all’ingresso della chiesa, sigillata da una lapide in cui fece incidere anzi tempo la data di morte, 1725, quando in realtà lasciò la vita terrena nel 1719.

Custode di sé stesso, si fece rappresentare a mezzo busto sopra la porta principale; lasciò disposizioni dettagliate per il suo funerale e il testamento col quale donò la sua eredità, l’oratorio, alla comunità di allora e di oggi, con il compito di proteggere e preservare uno dei rari esempi di “paesaggio devozionale” del territorio veneto.

Per la popolazione revinese, questo luogo è da decenni l’emozionante e suggestiva scenografia degli ultimi momenti della Passione di Cristo, in un tramando di fede e tradizioni.

(Autore: Emanuela Ruggio).
(Foto e video: Qdpnews.it © riproduzione riservata).
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